Doping alle corse dei cavalli all’ippodromo di Varese, due indagati per frode sportiva e maltrattamento di animali

Le analisi eseguite sui campioni biologici del cavallo arrivato primo classificato avevano dato esito positivo al Desametasone e l’Idrossimepivacaina, due farmaci che alterano le prestazioni sportive. Indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Varese, con l'ausilio dei militari dipendenti del Gruppo Carabinieri Forestale di Varese e del Nucleo Carabinieri Forestale di Arcisate

Doping alle corse dei cavalli all’ippodromo Le Bettole di Varese. Due persone sono state indagate per i reati di frode sportiva e maltrattamento di animali. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Varese, con l’ausilio dei militari dipendenti del Gruppo Carabinieri Forestale di Varese e del Nucleo Carabinieri Forestale di Arcisate, in collaborazione con il Reparto Operativo – Sezione Operativa Centrale – Tutela Agroalimentare Roma.

Tutto è scaturito al termine di una competizione ippica svoltasi presso l’ippodromo di Varese a fine agosto 2023: durante i controlli anti-doping previsti dal Masaf (Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali), le analisi eseguite sui campioni biologici del cavallo arrivato primo classificato avevano dato esito positivo al Desametasone e l’Idrossimepivacaina.

Il cavallo, di proprietà di una scuderia e allenato da un’allenatrice provenienti dal Milanese, è stato squalificato dalle autorità competenti e sospeso dalle corse dal 30 settembre 2023 fino al 29 ottobre 2023. 

I due farmaci sono vietati nelle gare equestri e sono utilizzati per alterare le performance sportive del cavallo, modificando il suo stato psicofisico o mascherando sintomi clinici. L’utilizzo di particolari medicinali dopanti ha lo scopo di aumentare le prestazioni del cavallo in termini di velocità e resistenza, inibendo il dolore. Venendo meno la stimolazione algica mascherata dal farmaco, il cavallo compie una prestazione che va oltre le capacità imposte dal suo stato psicofisico mettendo a repentaglio la sua incolumità e quella del fantino che lo monta.

Secondo l’ipotesi accusatoria, come le successive indagini hanno evidenziato, in epoca anteriore e prossima alla gara, dolosamente e per raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della gara, il proprietario e l’allenatore dell’animale, somministrandogli sostanze dopanti, hanno sottoposto l’animale a trattamenti che possono cagionare un danno alla salute dell’animale.

Per legge agli animali deve essere sempre garantito il benessere e il diritto di cura e riposo, se il loro stato psicofisico lo richiede; motivo per cui la somministrazione di sostanze dopanti può configurare il reato di maltrattamento a danno degli animali.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Settembre 2024
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