“Dacci oggi il nostro disagio quotidiano”: l’arte di essere pendolare con Trenord
La lettera, tra il serio e il faceto, di una pendolare che anche stamattina ha dovuto affrontare la sua "piccola" Odissea
Anche oggi, come un orologio svizzero in ritardo, Trenord ci regala la sua certezza più granitica: il disagio e il ritardo quotidiano.
Il pendolare, il nostro eroe moderno, è diventato un maestro dell’improvvisazione. Ha un carnet virtuale di biglietti di prima e seconda classe, pronti a essere esibiti come trofei in base all’invenzione del giorno. Chissà quale soluzione alternativa scoverà oggi: un passaggio in autostop con un cammello? Forse è l’unica alternativa rimasta.
Tecnologico per necessità, il pendolare ha sul proprio smartphone un arsenale di app che consulta febbrilmente. Infatti ogni notifica sulla app di Trenord è un mistero: saranno verità rivelate o solo un’altra farsa degna della peggior commedia dell’assurdo? “Meglio far da sé”, pensa, mentre si moltiplica per tre e si tiene il resto di due, sperando che l’unico treno che la sua app di fiducia indica come “in partenza” non sia solo un miraggio.
Con un’esperienza che rasenta il leggendario, il pendolare sa calcolare in quanti minuti netti può arrivare a una stazione alternativa, anche se per farlo deve affrontare una maratona di 82 fermate di metropolitana. E se gli chiedete di raccontare l’odissea del suo viaggio, preparatevi a un racconto epico, che farebbe impallidire Omero.
E la lingua? Ridotta a un moncherino per ogni tentativo di tagliarsela, inghiottire la rabbia e la frustrazione che, immancabilmente, accompagnano ogni tragitto.
Con stile inconfondibile, negli ultimi 7 giorni ha immortalato ogni istante di questa settimana di passione, tra foto, sensazioni e screenshot dell’app fedelmente riportate nel rifugio peccatorum della pagina FB del Comitato Pendolari di Busto Arsizio (santi subito). Se siete curiosi, andate a vedere: carta canta.
Stanco e frustrato, il pendolare osserva un sistema che sembra gestito da dilettanti allo sbaraglio. E per cosa? Per l’esorbitante cifra di 116€ al mese! Una somma per arrivare in stazione con l’affanno di un maratoneta che deve decidere quanto grave sarà il disagio della giornata.
Ma dei pendolari, a quanto pare, non interessa a nessuno. Siamo solo un numero su un foglio di bilancio, in balia di un servizio penoso e faticoso.
Un saluto (ovviamente in ritardo anche stamattina),
Barbara Pozzi
Pendolare (non per scelta, ma perché non ho alternative)
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