Giovanni Impastato ospite degli studenti dell’istituto Newton di Varese per raccontare il fratello Peppino
Ha parlato ai 150 studenti presenti al Salone Estense per tenere viva la memoria e l'esempio di chi si oppose al sistema mafioso
“Ha mai pensato di farsi giustizia da solo?” “Com’è stato vivere nella casa di un mafioso?” “Ha mai avuto paura che il comportamento di suo fratello potesse mettervi in pericolo?” “Perchè Peppino non è scappato in America?”
Sono alcune delle decine di domande che i 150 studenti dell’istituto Newton di Varese hanno posto a Giovanni Impastato, fratello di Peppino. L’incontro , moderato dall’avvocato Adelio Airaghi presidente di Volarte Italia, è avvenuto nel Salone Estense, cuore della vita democratica e pollice della città, come ha sottolineato l’assessora Rossella Dimaggio nel saluto iniziale. Un appuntamento voluto dal dirigente Daniele Merzegalli e dalla docente Emma Lo Gullo, insegnante di diritto ed economia e referente dei progetti di Educazione civica, e dalla collega Lucia Ferrantelli.
Giovanni Impastato gira per le scuole d’Italia per tenere viva la memoria di quel fratello che ha pagato con la vita la ribellione alla mafia. Ha raccontato di un ragazzo come loro che, cresciuto in una casa dove il padre era affiliato a una cosca, ha voluto ribellarsi al sistema.
Prima di partecipare all’incontro odierno, gli studenti avevano visto a scuola il film “I 100 passi” rivivendo la storia della vita del giovane, i cui dettagli e retroscena sono stati rivelati dal fratello che ha parlato della morte del padre, ucciso per aver provato a salvare il figlio andando a chiedere protezione in America e così mettendo in pericolo l’organizzazione mafiosa.
Ha raccontato, poi, di come lo Stato abbia tradito molti suoi servitori che volevano fare chiarezza sulla vicenda di Peppino: « Dei tanti bravi magistrati che hanno voluto provare a squarciare il velo dell’omertà era rimasto in vita solo il giudice Antonino Caponnetto. Tutti gli altri hanno pagato con la vita questa loro integrità morale al servizio della nazione. I colleghi, che, invece, hanno finto di non vedere o capire hanno potuto godersi tranquillamente l’età della pensione».
Un pensiero amaro con cui Giovanni è chiamato a convivere ,ma che non lo ferma dal raccontare ai giovani di oggi chi era Peppino Impastato.
Un giovane chiede: “Se fosse vissuto oggi e avesse utilizzato i social, pensa che avrebbe avuto maggior seguito e un ruolo più potente?» Giovanni ricorda che Peppino ha sempre creduto nella comunicazione, al giornale e poi alla radio affidava i suoi pensieri, le preghiere di cambiamento.
La mafia non è stata sconfitta, c’è ancora e continua a lavorare e fare soldi. Ha affinato le sue tecniche, moltiplicato i sistemi. Ecco perchè Giovanni Impastato continua a girare tra i giovani: «La memoria è importante»
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