Tra Sarajevo e Grenoble: così nacque la leggenda di Boscia Tanjevic
Fu proprio Varese, suo malgrado, a tenere a battesimo "l'epifania" internazionale del celebre allenatore che poi, nel 1998, conquistò gli Europei con l'Italia di Menghin, De Pol e Galanda
L’epopea della Grande Ignis, proseguita poi con gli abbinamenti MobilGirgi ed Emerson ha avuto anche un risvolto che i tifosi di Varese avrebbero volentieri evitato. Ma che, a suo modo, ha fatto sbocciare la leggenda di un allenatore che poi, proprio con un “pezzetto” di Varese, ha scritto pagine memorabili per l’Italia.
“L’epifania” a livello internazionale di Bogdan Tanjevic è datata 5 aprile 1979: in quella sera, a Grenoble, la Emerson disputa la decima finale consecutiva di Coppa dei Campioni ma viene battuta di tre soli punti, 96-93, dal Bosna Sarajevo, allenato proprio da Tanjevic, tecnico di appena 32 anni che fin da giovanissimo scelse la panchina a scapito del campo.
Quel Bosna, trascinato da giocatori del calibro di Delibasic e Varajic segnò la strada: fu infatti la prima squadra jugoslava a conquistare la Coppa dei Campioni e fece sbocciare anche a livello di club quella enorme esplosione di talento espressa dal basket balcanico e già vista con la Nazionale. Dopo il Bosna toccò al Cibona Zagabria di Drazen Petrovic (’85 e ’86), alla Jugoplastika Spalato di Kukoc e Radja (’89, ’90 e ’91) e al Partizan Belgrado di Djordjevic e Danilovic (’92) conquistare l’Europa.
Nel frattempo però, Tanjevic venne in Italia a predicare il suo credo cestistico. Non si fece problemi a partire da Caserta, allora in A2, presa per mano e portata tra le grandi (anche se lo storico scudetto del ’91 porta la firma di Franco Marcelletti). E poi Trieste, forse l’esperienza più calzante sul confine tra la patria d’origine e quella d’adozione: con la Stefanel, Boscia sfidò tutti ingaggiando un ragazzino di 18 anni – Dejan Bodiroga – quando le squadre potevano avere al massimo due stranieri. Ebbe ragione lui.
Tanjevic con il fisioterapista Sandro Galleani al Campus di Varese, con la Nazionale | foto Fip.itSeguirono lo scudetto a Milano (dove Stefanel di fatto trasferì la squadra) e in seguito quelli in Francia e Turchia con Asvel e Fenerbahce ma nel frattempo Boscia riscrisse anche la storia della pallacanestro azzurra. Nella magica estate del ’99, con lo scudetto dei Roosters ancora freschissimo, la Nazionale di cui Tanjevic era commissario tecnico vinse per la seconda (e ultima) volta i Campionati Europei.
E, quasi a voler “risarcire” la Varese privata della Coppa nel 1979, in quel gruppo trovarono posto Andrea Meneghin, Alessandro De Pol e Giacomo Galanda. Non Gianmarco Pozzecco che Tanjevic decise di tagliare alla vigilia della partenza per la Francia: una scelta fortissima, in puro “stile Boscia” che non piacque a molti. Ma alla fine, come con Bodiroga, ebbe di nuovo ragione lui.
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