Giornalismo di strada, una finalità sociale senza perdere la qualità editoriale
A Glocal un vivace panel dedicato al giornalismo di strada, con la condivisione delle esperienze di tre testate: Scarp de Tenis, Zebra e Fuori Binario
«Sono una realtà poco conosciuta, ma in realtà i giornali di strada risalgono già dalla fine degli anni ottanta. Il primo nacque nel 1989 in Usa, nel 1991 in Europa, per esattezza a Londra: da allora poi si diffusero realtà in tutto il mondo»: il preambolo del giornalista Marco Renzi ha dato avvio ad un focus sul giornalismo di strada.
L’editoria che nasce e cresce con una finalità sociale – offrire un lavoro a persone ai margini – rappresenta una presenza autentica anche in tante città italiane.
A discuterne con Renzi di tutto ciò, tre responsabili di altrettante realtà editoriali: Samia Kaffouf (coordinatrice del giornale di strada di Bolzano “Zebra”), Stefano Lampertico (direttore della rivista milanese “Scarp de Tenis” ) e Cristiano Lucchi (direttore di “Fuori Binario”, diffuso a Firenze).
Per tutte queste produzioni, il leit motiv è sempre lo stesso: «Permettere una funzione sociale, aiutando a persone ai margini di riappropriarsi della loro dignità, grazie al lavoro. I senza casa, chi è uscito dai binari, ha così una opportunità professionale» ha evidenziato Renzi, porgendo poi il microfono agli ospiti, in modo da far entrare i giornalisti presenti in sala per il Panel di Glocal nell’orbita di queste realtà.
Il bilingue Zebra, fra Bolzano e Bressanone
«Zebra nasce nel 2014, un mese fa abbiamo festeggiato il primo decennale. È una produzione bilingue, della zona di Bolzano e Bressanone. Ci preme molto continuare a tenere la doppia lingua italiano tedesco, un valore aggiunto per il territorio. Riceviamo contributi della provincia di Bolzano, che si sommano alle donazioni private e le inserzioni e raggiungiamo circa 60 comuni» ha spiegato Samia Kaffouf.
«Abbiamo al nostro interno operatori che gestiscono i nostri venditori: abbiamo situazioni difficili con persone senza casa e senza reddito, si dà loro aiuto con il lavoro. Zebra è uno dei progetti di OEW “organizzazione per un mondo solidale “: siamo una realtà piccola che opera in realtà piccola, ma siamo proporzionati, con aiuto da parte di scrittori volontari (anche giornalisti professionisti a volte pagati solo con un contributo simbolico). Presentiamo voci marginalizzate, ma anche voci del territorio fresche (proponendo ad esempio lavori di giovani artisti)».
A Firenze le storie di Fuori Binario
«Fuori binario ha compiuto 30 anni, nasce con l’idea di dare un reddito a chi reddito non ne ha. Siamo in questo ambiente fra l e realtà più piccole, con una tiratura di 2300 copie» ha introdotto Cristiano Lucchi.
«Mettiamo insieme “sommersi e salvati”, giornalisti, volontari, senza dimora: tutti scrivono senza distinguo sul giornale, dove non è indicato se quel pezzo è firmato da un giornalista o un senza dimora.
La nostra sede è molto importante per noi per la questione del domicilio dei senza dimora. Così riusciamo anche a dare loro una residenza per avere il medico, per esercitare i propri diritti, è giuridicamente necessario. Il giornale si autofinanzia e cerca di andare in pari, per aiutarci ci siamo invitati i “luoghi amici”, che ci comprano al doppio del prezzo un tot di copie, cerchiamo così di arrivare a coprire i costi tipografia».
Da una canzone di Jannacci, la strada di Scarp de Tenis
«Scarp de tenis nasce ufficialmente nel 1994 e – come con il giornale “Piazza Grande” di Bologna – prendiamo il nome da un brano musicale. Jannacci ci diede il suo nulla osta a utilizzare una sua nazione. La testata nacque dall’esempio del britannico Big Issue. Dal marzo del 1996 iniziammo la diffusione: siamo arrivati a 285 numeri, nei quali il giornale è cresciuto» ha delineato immediatamente Stefano Lampertico.
«Abbiamo il supporto della Caritas Ambrosiana e in effetti uno dei luoghi di distribuzione di Scarp de Tenis è fuori dalle chiese. Siamo presenti in una 20ina d città, per un totale di circa cento venditori e ci sono contesti, come quello di Napoli, in cui è nato anche un laboratorio di scrittura.
Obiettivo é fare un giornale di qualità, offrendo una opportunità ai nostri venditori, che grazie alle vendite possono avere un reddito e pagare le tasse. Diventano per noi e noi per loro come membri di una famiglia: è capitato ci occupassimo noi di organizzare funerali, in qualche caso, perché queste persone non avevano nessuno, solo noi».
Le questioni aperte del giornalismo di strada
La descrizione dunque di queste tre testate, di come sono organizzate e cosa rappresentano per tante persone ai margini, ma non solo. I relatori si sono confrontati su tanti temi che contraddistinguono queste realtà.
Si è discusso in primis della questione del sostentamento dei giornali: «Lo scopo è cercare anche un modello che finanzi e al contempo garantisca indipendenza (ad esempio forme come Radio Popolare di auto finanziamento) è fondamentale» hanno confermato tutti e tre gli ospiti.
Un altro tema trattato è la rilevanza di queste produzioni editoriali, che hanno le caratteristiche di altre tipologie di giornali – la presenza di un direttore editoriale, di una redazione, la ricchezza dei contenuti trattati- e presentano qualità e dignità tali da rivendicare il loro valore per la società e il mondo dell’editoria.
L’approccio per i tre giornalisti verso i venditori è il medesimo: «Noi non giudichiamo nessuno: “i nostri venditori hanno il loro passato, i loro errori, ma noi siamo nati per offrire loro una opportunità, non un giudizio».
Restano delle questioni aperte il pagamento – cash o contact less – la difficoltà in Italia di finanziamento pubblico come avviene all’estero e la possibile digitalizzazione senza snaturare le caratteristiche di un giornale di strada, con il contatto diretto con i venditori, portatore di un valore sociale aggiunto.
Tutti e tre i giornali presentati fanno parte della “Rete internazionale dei giornali di strada” , che prevede un summit mondiale per scambiare idee e suggerimenti e la ricezione di una newsletter con gli articoli provenienti dai giornali di strada di tutto il mondo.
Tante le storie narrate, a volte piccole, ma preziose, come quella condivisa da Lucchi: «Una signora lesse sul giornale la storia di un senza dimora: aveva un camper inutilizzato e ci contattò per metterlo a disposizione. Ecco, quando avviene questo il giornalismo pratica appieno il suo compito più importante: raccontare storie che possono cambiare la realtà e migliorare la vita di qualcuno».
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