Il Consiglio regionale lombardo affossa il progetto di legge sul fine vita assistito
Il relatore della Questione pregiudiziale Matteo Forte (FdI): “La materia è di competenza dello Stato, le stesse sentenze della Consulta rimandano a una decisione parlamentare”. Astuti, Pd: "Un errore"
Il Consiglio regionale lombardo, esprimendosi con un voto segreto a maggioranza, ha deciso nella seduta odierna di “non trattare” il progetto di legge di iniziativa popolare relativo a “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”.
La Questione pregiudiziale di costituzionalità, illustrata da Matteo Forte (FdI) e approvata con 43 voti a favore e 34 voti contrari (nessun astenuto e un consigliere in congedo), dichiara infatti che nel testo del progetto di legge “sussistono possibili questioni di legittimità costituzionale per violazione dell’articolo 117 della Costituzione”.
A favore della pregiudiziale sono intervenuti Nicolas Gallizzi (Noi Moderati), Fabrizio Figini (FI), Marisa Cesana (Lombardia Ideale), Alessandra Cappellari (Lega) e Christian Garavaglia (FdI); contrari Onorio Rosati (AVS), Lisa Noja (Azione-Italia Viva), Michela Palestra (Patto Civico), Nicola Di Marco (M5S), Martina Sassoli (Lombardia Migliore) e Carmela Rozza (PD), correlatrice nel lavoro delle Commissioni, che ha insistito sul fatto che il progetto di legge non intendeva aggiungere nessuna decisione rispetto a quanto stabilito dalla Corte.
“Io credo che la destra abbia fatto un grande errore a impedire la discussione su una legge che serve alle persone più sofferenti – ha spiegato il il consigliere regionale Pd Samuele Astuti -. Abbiamo condotto molte audizioni nelle quali si è chiarito che la Consulta ha senza dubbio stabilito che questo tema va regolato. Noi abbiamo provato a farlo, entrando nel merito della legge di iniziativa popolare e proponendo anche alcune modifiche per aumentare le garanzie in favore della persona che si trova in questa condizione, e purtroppo sono tante. Ma se noi siamo entrati nel merito, la destra ha preferito chiudere ogni possibilità di intervento rimandando la palla la Parlamento, dove le stesse forze politiche stanno frenando la discussione sullo stesso tema. Il loro è un no ideologico su un argomento che dovrebbe essere trattato con tutta la serietà di cui la politica dovrebbe essere capace. Purtroppo in Lombardia oggi non lo è stata. Aggiungo che è curioso che chi tanto invoca l’autonomia, proprio su un tema che riguarda l’organizzazione della sanità, tema prettamente regionale, si trinceri dietro la necessità di far decidere Roma”.
Il progetto di legge di iniziativa popolare, accompagnato da 8181 firme, era stato presentato dall’Associazione Luca Coscioni lo scorso 18 gennaio. L’Ufficio di Presidenza, deliberandone l’ammissibilità (relativa alla sola verifica dei requisiti previsti dalla legge regionale ai fini dell’avvio dell’iter legislativo), aveva assegnato alle Commissioni Sanità e Affari istituzionali l’esame congiunto del provvedimento.
Nei mesi scorsi erano stati chiesti pareri giuridici e si era proceduto con le audizioni di esperti e professori di diritto costituzionale. Il testo è composto da sei articoli, il secondo dei quali afferma che “la Regione Lombardia assicura la necessaria assistenza sanitaria alle persone che intendono accedere al suicidio medicalmente assistito… ai sensi e per effetto della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale”. Negli altri articoli vengono previsti modi e tempi della “prestazione”, da “assicurare gratuitamente”.
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