Ancora striscioni neonazisti in Valcuvia, procede la Digos di Varese
Segni e scritte naziste per celebrare la battaglia del San Martino fuori da un monumento ai caduti a Cuveglio
Scritte e segni nazisti stile “saluto alla vittoria“, svastiche, fasci littori e l’armamentario di frasi già sentite: tutto rimosso dalla Digos di Varese intervenuta ieri sera, sabato, neppure sul tardi, dopo che uno striscione è stato esposto per circa un’ora dai Do.Ra fuori da un monumento ai caduti di Cuveglio (nella foto postata sui social dal gruppo neonazi di Azzate).
Fatti che non sono una novità per questi luoghi che ogni anno vedono il celebrarsi di uno dei primi episodi della Resistenza avvenuto 81 anni fa, nel novembre del 1943 fra guardie di confine tedesche e reparti della Rsi contro un gruppo di militari italiani che dopo l’armistizio rimase inquadrato e si spostò in quota per combattere contro l’invasore tedesco.
La formazione militare battezzata come “Esercito Italiano – Gruppo Cinque Giornate” (in fregio alle Cinque giornate di Milano che quasi cent’anni prima videro i cittadini del capoluogo lombardo ribellarsi contro l’esercito austriaco) inflisse pesanti perdite contro repubblichini e nazisti, che dovettero impiegare l’aviazione per costringere i primi partigiani a ripiegare.
Un episodio che non figura sui libri di storia (se non in quella locale), che documenta un atto eroico di chi ha combattuto per la libertà.
Sull’episodio non tardano ad arrivare reazioni: lpex parlamentare del Pd Emanuele Fiano in un post scrive che «dopo i manifesti con le SS che brindano, dopo la festa per per onorare Hitler e il putsch di Monaco siamo arrivati alla Svastica esibita liberamente. Nell’indifferenza del governo, impegnato a delegittimare le sacrosante lotte sindacali, nell’indifferenza della magistratura, i neonazisti di DoRa possono fare quello che vogliono, dire quello che vogliono, esibire quello che vogliono. È la nostra Italia, dove ormai se sei neofascista o neonazista ti è permesso tutto».
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Non stupisce questa manifestazione di ignoranza e bassezza morale in un territorio in cui non è del tutto insolito entrare in un bar o in un ristorante e trovarci un busto di mussolini dissimulato in un angolo. Uno di quelli che il Presidente del Senato colleziona. Proprio a Cuveglio mi è capitato di inciampare in queste meschinità. Quello che da più fastidio non è la miseria di queste povere anime perse che trovano rifugio in cose di cui neppure capiscono il senso storico, questi illusi che sognano un passato necrotizzato, incapaci di inventare la vita e pensare il futuro, quanto l’indifferenza dei tanti che si dicono “ma si, va bene, che male ci sarà” e intanto fanno finta di nulla.