Candiani difende la modifica sui ristorni: “Non è uno scippo ai comuni ma un percorso per far fronte alle crisi occupazionali”
Il deputato respinge la polemica e spiega: "le modifiche del Governo servono ad introdurre il principio che una parte dei ristorni finiscano prioritariamente e in maniera coordinata, in presenza di crisi industriali, per riassorbire la manodopera espulsa dal mondo del lavoro"
Dopo giorni di polemiche è il deputato leghista Stefano Candiani a farsi carico di difendere e chiarire la ratio della modifica alla norma sui ristorni dei frontalieri e la loro distribuzione di cui si discute da venerdì scorso.
Sul tema sono intervenuti con forza da più parti a partire dal senatore Dem Alessandro Alfieri, il sindaco Galimberti, Samuele Astuti, Maria Chiara Gadda, l’associazione dei comuni di frontiera e persino Anci Lombardia.
La polemica sulla modifica ai ristorni
La polemica è esplosa quando è stato diffuso l’emendamento governativo alla legge di bilancio 2025, presentato venerdì 13 dicembre, con il quale il Governo ha chiesto di riportare, per l’attribuzione diretta dei ristorni ai Comuni, il rapporto tra numero di frontalieri e popolazione residente dal 3% al 4%, e ha modificato le casistiche di utilizzo della quota dei ristorni di parte corrente.
In soldoni significa che ci sono comuni, come Varese, che rientrando nella fascia del 3-4% di frontalieri residenti si aspettavano dei soldi che ora potrebbero non arrivare. Per il Comune di Varese i ristorni diretti valgono circa 4 milioni di euro, per tanti altri comuni diverse centinaia di migliaia di euro.
La ragione della modifica secondo Candiani
Candiani spiega: «se c’è una cosa su cui posso dare ragione in questa polemica è probabilmente il metodo con cui si sta facendo questa modifica, e questo comunque è dovuto ai tempi di intervento della legge di bilancio, ma detto ciò la logica complessiva che ci sta dietro la difendo e il significato è questo: in tempi normali la ripartizione di quelle risorse sui territori va benissimo, di fronte alle crisi alle quali stiamo andando incontro, invece, una legge come questa si pone l’obiettivo obbligato di centralizzare le risorse».
Candiani contesta in particolare chi ha parlato di “scippo ai comuni”. «Sia chiaro qui nessuno sta togliendo risorse al territorio, semplicemente la norma introduce un principio importante: la ripartizione dei ristorni che era stata prevista di recente anche per quei comuni con una quota di frontalieri compresa tra il 3% e il 4% non sarà automatica ma vincolata alle emergenze in corso. Ovvero per i ristorni sarà prevista in modalità prioritaria la destinazione per iniziative volte a compensare le ricadute socio-economiche derivanti da crisi aziendali insistenti sul territorio di competenza».
Secondo Candiani, dunque, in presenza di crisi socio economiche come quelle che si prefigurano sul fronte lavorativo, tali risorse anziché distribuite tra i comuni potranno essere centralizzate ad esempio sulla Provincia per il sostegno a servizi di sostegno, formazione e ricollocamento che abbiano più efficacia rispetto a quelli che possono mettere in campo comuni più piccoli.
«Tra l’altro è una modifica che non introduce un obbligo – spiega Candiani -: sarà la Regione a decidere, sulla base delle situazioni da affrontare, se ripartire ai comuni oppure alla provincia. Io credo che sia giusto: in tempi normali va bene che le risorse siano utilizzate dai comuni magari per piccole opere pubbliche, ma di fronte a queste emergenze è meglio affidare le risorse a chi può strutturare servizi di sostegno socio-economico più efficienti».
«È stato detto che la modifica toglie soldi ai comuni in un momento in cui si sommano le crisi industriali, penso a Beko, Metasystem, MV Agusta e altre, ma la questione è esattamente l’opposto: è proprio per far fronte a queste emergenze che si introduce l’indicazione di centralizzare le risorse piuttosto che disperderle tra enti più piccoli».
«Si tratta dunque di introdurre una necessaria riflessione sul fatto che queste risorse debbano andare prioritariamente e in maniera coordinata in presenza di crisi industriali, per riassorbire la manodopera espulsa dal mondo del lavoro, il che è cosa differente da uno “scippo maldestro” ai danni dei comuni come sta dicendo qualcuno».
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In maniera edulcorata, ma il concetto e’ quello: scippo dei soldi dei frontalieri per fare cassa per le finanze dello Stato.
Scippi di stato legalizzati, da parte di gente incompetente e in malafede, prima ci stanno provando coi frontalieri, adesso pure con i Comuni. E la scusa è sempre la stessa, che è giusto così, punto, niente da discutere. Speriamo che alla prossima tornata elettorale si faccia un po’ di pulizia.