I sindacati di medici e infermieri delusi dalla legge di Bilancio: “Sarà un 2025 di battaglie sindacali”
Anaao Assomed, CIMO-FESMED e Nursing Up analizzano le voci della Finanziaria che contengono diverse "regalìe", segnale che i soldi ci sono ma "non si vogliono spendere per la sanità pubblica"
«È un eufemismo definire deludenti le misure previste dalla legge di Bilancio per la sanità. Poche risorse frantumate tra innumerevoli capitoli di spesa che servono solo ad accontentare qualche centro d’interesse, di certo non a rilanciare il Servizio sanitario nazionale né a migliorare l’offerta sanitaria per i cittadini. Esclusi categoricamente, dai benefici immediati delle misure adottate, i medici, se non per un aumento offensivo dell’indennità di specificità medica (circa 17 euro netti al mese), e gli infermieri, che ottengono un irrisorio aumento mensile di circa 7 euro netti. Per il resto, nulla. Nonostante le promesse, le belle parole, gli apprezzamenti: nulla». Così Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up, commentano il testo della legge di Bilancio arrivato in Aula alla Camera dopo l’esame in Commissione.
«Eppure nel suo complesso la legge di Bilancio fa cadere a pioggia risorse importanti su alcuni interventi, dal ponte sullo Stretto di Messina ad un infinito elenco di bonus quantomeno discutibili, confermando che non è vero che i soldi non ci sono, ma semplicemente non si vuole spenderli per la sanità pubblica, preferendo strizzare l’occhio ad alcune categorie di cittadini-elettori cui si riconoscono regalìe di poche decine di euro e che contemporaneamente vengono private dell’accesso alla sanità pubblica, il bene più prezioso che abbiamo».
«Ed è stata la stessa Corte Costituzionale – aggiungono – ad aver recentemente sottolineato in una importante sentenza come, “per fare fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica”, debbano “essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il “fondamentale” diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost.”».
«Non possiamo più continuare a portare esclusivamente sulle nostre spalle il peso della tutela della salute dei cittadini, senza ottenere in cambio nemmeno quel riconoscimento minimo che il nostro ruolo e la nostra professione richiederebbero. Non possiamo più rinunciare alla nostra vita personale, alla nostra sicurezza e alle nostre prospettive di crescita senza ricevere nemmeno una parte della valorizzazione che troviamo invece all’estero o in altri settori. Non possiamo più credere alle promesse o accontentarci delle pacche sulle spalle».
«Ci prepariamo quindi ad un 2025 denso di battaglie sindacali da combattere su più fronti. Urge portare al centro del dibattito pubblico la questione sanitaria, che non deve essere più un mero ambito di scontro partitico ma diventare il fulcro dell’azione politica e dell’interesse sociale» concludono Di Silverio, Quici e De Palma.
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