L’Italia chiede la liberazione di Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato a Malpensa al centro del caso Sala
Il Ministro Nordio ha chiesto la scarcerazione del cittadino iraniano arrestato a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti: "Non ci sono gli estremi per un'estrazione negli USA"
“Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad“. È l’annuncio del Ministero della Giustizia, in una nota con la quale si dà notizia del nuovo capitolo della storia iniziata a Malpensa il 16 dicembre scorso e che si è intrecciata con l’arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala.
Abedini era stato arrestato nell’aeroporto varesino su richiesta degli Stati Uniti perché accusato di esportazione di materiali tecnologici statunitensi in Iran e di aver supportato le Guardie rivoluzionarie, che secondo gli Usa sono un’associazione terroristica. Proprio per questo era già stata richiesta l’estradizione dell’ingegnere. Ed è proprio su questo punto che si scrive questo nuovo capitolo della vicenda.
“In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana – si legge nella nota del ministero – possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente. La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di associazione a delinquere per violare l’Ieepa non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte” e di “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”, conclude la nota.
La richiesta di scarcerazione era una possibilità che sin dall’inizio il ministro ha avuto a disposizione ma che non era stata valutata per evitare attriti con gli Stati Uniti. Nelle ultime ore -dopo il rientro in Italia di Cecilia Strada- sarebbe invece arrivato il via libera ricevuto sia da lato italiano con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sia da quello statuiste, con il presidente uscente Joe Biden e anche da quelle eletto, Donald Trump.
Cecilia Sala racconta la sua detenzione in Iran: la sua voce nell’intervista con Mario Calabresi
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