Spaccio nei boschi, sindaci della Valcuvia in prima linea: “Introduciamo le zone rosse”
In una lettera al prefetto di Varese i primi cittadini di Orino e Castello Cabiaglio chiedono di far rientrare come “sorvegliate speciali” alcune aree. Obiettivo: “Rendere la vita difficile agli spacciatori”
Una fascia di rispetto di dieci metri ai bordi delle strade che attraversano i boschi della Valcuvia per rendere la vita difficile agli spacciatori. È la proposta dei sindaci di Castello Cabiaglio e Orino firmata e presentata come lettera ufficiale al prefetto di Varese per discutere dell’idea di trattare come “zone rosse” alcune aree sensibili dove avviene la cessione di stupefacenti.
A fine anno il prefetto Rosario Pasquariello aveva invitato i sindaci a dire la loro, formulando proposte per una trattazione durante il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, l’assemblea che si tiene periodicamente in prefettura per discutere le misure da adottare sui tempi più urgenti. Il periodo era quello che seguiva di qualche giorno l’invio da parte del ministro dell’Interno della circolare che apriva alla possibilità di incrementare l’impiego delle “zone rosse” in alcune aree metropolitane. Ma non solo. Così Federico Raos, sindaco di Orino e il collega Marco Galbiati, di Castello Cabiaglio hanno preso carta e penna e scritto al prefetto.
LA LETTERA
«La peculiarità sensibile e vulnerabile di tanti piccoli comuni è quella delle zone boschive circostanti, spesso diventate vere e proprie “piazze dello spaccio”: per provare a contrastare efficacemente questo fenomeno è utile, proseguendo il parallelismo analogico con le città, accompagnare l’indispensabile azione repressiva con quella di recupero del territorio alla socialità ed alla comunità, coerentemente all’ampia politica di welfare delle comunità che i Prefetti stanno promuovendo sul territorio», scrivono i sindaci. «Individuare alcune zone boschive quali c.d zone rosse, foss’anche solo un fatto simbolico, può allora essere utile ed opportuno per porre le basi di azioni strutturate e coordinate di recupero alla comunità che però travalicano, per la loro complessità economica ed organizzativa, il raggio di azione operativo dei singoli piccoli comuni: per esempio, immaginare un intervento organico di pulizia delle fasce di rispetto sulle strade che attraversano i nostri boschi ne renderebbe più trasparente l’accesso scoraggiando quindi, indirettamente, la permanenza impropria e dedita ad attività illecite» aggiungono da Orino e Castello Cabiaglio. «Allo stesso modo gli interventi, per la verità già intrapresi in particolare dalla Provincia di Varese, per il recupero della rete sentieristica attraverso piste ciclopedonali potrebbero rivelarsi oltremodo efficaci, sempre unitamente all’azione repressiva di competenza delle forze dell’ordine», concludono i sindaci.
Una proposta sul fronte della sicurezza che ha a che vedere con piccoli, piccolissimi centri che spesso sono al centro di fatti di grande portata criminale come lo spaccio in boschi (con tutto ciò che ne deriva in termini di sicurezza pubblica e controllo del territorio), e che arriva all’indomani di quella più ampia portata avanti da una ventina di sindaci del Varesotto che chiedono al Governo più concretezza nell’affrontare i problemi di ordine pubblico che si sono verificati di recente con al centro le forze dell’ordine, a cui gli amministratori hanno confermato sostegno.
LE POSSIBILI MISURE
Sul piano pratico è necessario fare i conti con la possibilità di attuare queste misure. L’idea di poter garantire delle fasce “in chiaro“ fra il sottobosco delle strade potrebbe avere una applicazione pratica attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, pubblici e privati (e avrebbe un’efficacia più marcata durante il periodo estivo quando il fogliame è più fitto).
La proposta della “zona rossa” che i sindaci dei due paesini lanciano, pur leggendo tra le righe la consapevolezza di una difficile applicazione, potrebbe trovare alcune possibilità di applicazione, sia sul fronte dell’offerta di stupefacente (chi vende, tenendo conto che spesso la manovalanza risulta ignota agli stessi operanti nel caso di operazioni di iniziativa, quindi di controllo del territorio e fuori da indagini coordinate dalla Procura), sia su quello della domanda, che pertiene ad una platea infinitamente più ampia di quella dei pusher.
Nelle inchieste per spaccio di droga, infatti, sono state documentate decine, in alcuni casi centinaia di cessioni al giorno, spesso documentate con foto e video che oltre a ritrarre in volto gli acquirenti identificano con precisione le targhe dei mezzi da cui si può risalire alle identità se non altro dei proprietari (nel corso delle ultime operazioni antidroga proprio in Valcuvia, sono state numerosissime le segnalazioni alla motorizzazione civile delle targhe dei veicoli impiegati per comprare droga, proprio nei boschi che i sindaci di Orino e Castello Cabiaglio intendono classificare come “zone rosse”).
TAG ARTICOLO
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
gokusayan123 su Spaccio nei boschi, sindaci della Valcuvia in prima linea: “Introduciamo le zone rosse”
Sergio Falcier su Dalla banca della memoria alla radio dei giovani: Angera vuole "diventare meta turistica 12 mesi l’anno"
Felice su Settimana della Sicurezza al Falcone di Gallarate: fuori presidi e polemiche "contro la militarizzazione"
Varese CdQ9 su Tra nuove norme e incertezze sui monopattini, anche a Varese si sperimenta il futuro della mobilità sostenibile
italo su Il rappresentante degli studenti si dissocia dalla protesta contro la Settimana della Sicurezza al Falcone
elena manfrin su "Ero inoperabile per tutti, ma non per il professor Ghezzi: grazie a lui sono rinata"
Ottima iniziativa, il problema è che come vengono arrestati vanno rimpatriati in modo immediato.