La guerra in Ucraina e la sfida dell’occidente: servono disciplina, determinazione e pragmatismo

Giuseppe Geneletti analizza l'attuale situazione attraverso il discorso pronunciato da Alexander Stubb, leader finlandese in occasione del terzo anniversario del conflitto

guerra ucraina

Il 25 febbraio 2025, il Presidente della Finlandia, Alexander Stubb, ha pronunciato un discorso potente e incisivo in occasione del vertice a sostegno dell’Ucraina. Le sue parole non solo hanno riaffermato il ruolo chiave dell’Europa nella difesa della sovranità ucraina, ma hanno anche lanciato un monito a tutto l’Occidente: la guerra in Ucraina non è solo un conflitto regionale, ma una sfida all’ordine mondiale, alla sicurezza europea e ai valori democratici.

La sua testimonianza è ancora più rilevante oggi, dopo l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, un evento che ha mostrato chiaramente le tensioni e le incertezze sul futuro del sostegno americano a Kiev. La Finlandia, che ha conosciuto sulla propria pelle l’aggressione russa nel 1939, continua a schierarsi senza esitazioni al fianco dell’Ucraina, ribadendo che arrendersi alle mire imperialiste di Putin significherebbe indebolire l’Europa intera e compromettere la sicurezza globale.

Di seguito, pubblichiamo la traduzione integrale del discorso di Alexander Stubb, un appello forte alla coesione dell’Occidente e alla determinazione nella difesa della libertà ucraina.

“Noi in Finlandia comprendiamo esattamente quello che state attraversando. Abbiamo 1.340 chilometri di confine con la Russia. Nel novembre del 1939, la Russia ci attaccò senza alcuna provocazione. Combattemmo due guerre esistenziali contro la Russia. La prima fu la Guerra d’Inverno: durò solo 105 giorni, ma riuscimmo a mantenere la linea. La seconda fu la Guerra di Continuazione, che si protrasse per circa 1.100 giorni. E questo è ciò che state vivendo voi ora.

Per me, questa guerra riguarda l’esistenza stessa della nazione ucraina. E quella nazione si fonda su un triangolo, un triangolo che pensavamo sarebbe stato rispettato sin dalla fine della Seconda guerra mondiale: indipendenza, sovranità e integrità territoriale.

Dopo la Seconda guerra mondiale, la Finlandia dovette accettare una pace con Stalin. Sono certo che anche voi dovrete accettare una pace con Putin. Ma la pace che accettammo allora garantiva solo uno di quei tre principi: l’indipendenza. Fummo l’unico Paese confinante con l’Unione Sovietica che riuscì a mantenere una vera indipendenza. Tuttavia, perdemmo la nostra sovranità: non potevamo decidere a quali alleanze aderire e riuscimmo a entrare nell’Unione Europea solo quando l’Unione Sovietica crollò, nel 1995. Inoltre, perdemmo il 10% del nostro territorio, comprese le terre dove nacquero i miei nonni e mio padre.

L’unico motivo per cui vi racconto questo è per farvi capire che il sostegno che riceverete dall’opinione pubblica finlandese e, credo, da tutti i presenti a questo tavolo, è un sostegno radicato nell’identità e nell’esperienza storica.

Ora, il punto fondamentale è che sembra esserci un certo fraintendimento su ciò che sta accadendo. La Russia ha chiaramente avviato questa guerra, ma dobbiamo ricordare che la sua strategia di acquisizione territoriale e di espansione delle sfere d’influenza è iniziata già nel 2008, con l’attacco alla Georgia, ed è proseguita nel 2014 con l’annessione della Crimea.

Oggi siamo qui a commemorare il terzo anniversario dell’inizio dell’invasione su larga scala, ma la guerra va avanti da quasi undici anni, sin dal 2014. E molte persone non capiscono che questa guerra non riguarda solo l’Ucraina. Riguarda anche l’Europa, gli Stati Uniti, il diritto internazionale e, in ultima analisi, l’ordine mondiale.

Se oggi permettiamo alla Russia di fare ciò che vuole, cioè cancellare l’esistenza dello Stato ucraino, non sarà solo l’Ucraina a perdere. Perderà l’Europa, perderà l’Occidente e perderanno anche gli Stati Uniti.

E lasciatemi dire una cosa in modo molto chiaro: non ci si può fidare di Putin. Non si può fare un accordo con Putin, perché significherebbe fare un accordo anche con la Cina.

Per coloro che hanno dubbi, dico questo: l’unico modo in cui l’Ucraina potrà vincere completamente questa guerra è continuare a ricevere il sostegno che le abbiamo dato fin dall’inizio.

E aggiungo: se la Russia otterrà ciò che vuole ora, fidatevi di me, non si fermerà all’Ucraina.

Sappiamo che Putin continuerà, perché la sua visione è improntata all’imperialismo e alle sfere d’influenza.

Per questo, la Finlandia continuerà a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario. Siamo il quinto maggior donatore in rapporto al PIL pro capite.

Tuttavia, lasciatemi concludere con una riflessione: nelle ultime due settimane ci siamo un po’ persi. Una nuova amministrazione americana è entrata in carica e abbiamo sentito messaggi contrastanti. Credo che dobbiamo riprendere l’iniziativa. Dobbiamo mettere qualcosa di concreto sul tavolo.

Quindi, oggi propongo qualcosa che non è un piano di pace, ma uno schizzo di un processo. E questo processo, secondo me, si articola in tre fasi.

La prima fase riguarda il periodo prima del cessate il fuoco. Questo è il momento in cui dobbiamo esercitare la massima pressione sulla Russia: con le sanzioni, con l’utilizzo dei beni congelati e, ovviamente, continuando il sostegno militare all’Ucraina. È anche il momento in cui i leader europei devono discutere seriamente degli accordi di sicurezza. L’Ucraina ha la più grande e la più esperta forza di terra in Europa, ma ha bisogno del sostegno dell’Europa, con un’ulteriore garanzia da parte degli Stati Uniti. Tutto questo deve essere definito prima che venga negoziato un cessate il fuoco, sia che avvenga a Pasqua o più avanti.

La seconda fase è la fase del cessate il fuoco. Ci sarà probabilmente una linea di contatto con un monitoraggio, ma soprattutto due elementi dovranno essere messi in atto. Primo, la negoziazione dell’agenda e delle modalità del processo di pace, perché ad oggi non esiste un processo di pace, non esiste un’agenda, non esistono modalità. Secondo, l’implementazione di misure per la costruzione della fiducia: lo scambio di prigionieri, la restituzione dei bambini rapiti, e così via.

Solo dopo potrà iniziare la terza fase, e siamo ancora molto, molto lontani da questo punto: il vero processo di pace. Sarà allora che si parlerà di territorio, di ricostruzione e della possibile revoca delle sanzioni, ma tutto in modo condizionato.

Detto questo, dobbiamo chiarire alla Russia – e a tutti gli altri – che ci sono alcune questioni che non sono negoziabili.

1. L’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea: non è la Russia a decidere, ma l’Unione Europea.

2. L’adesione dell’Ucraina alla NATO: non è la Russia a decidere, ma l’Alleanza stessa.

3. La difesa dell’Ucraina: non è la Russia a decidere cosa possa avere l’Ucraina ai suoi confini, né quando, né dove, né come.

4. Gli assetti di sicurezza europei: non è la Russia a deciderli. Esiste già un ordine di sicurezza europeo e dobbiamo mantenerlo.

E lasciatemi concludere, perché oggi è un giorno troppo importante. Oggi è il giorno in cui dobbiamo onorare gli eroi ucraini caduti. Oggi è anche il giorno in cui dobbiamo riconoscere un fatto: Putin ha perso questa guerra. Ha perso, perché vedremo un’Ucraina europea. Vedremo, alla fine, un’Ucraina nella NATO. Abbiamo visto un’Unione Europea unita. E, auspicabilmente, vedremo anche un’alleanza transatlantica più forte nel lungo periodo. In un giorno come questo, è tempo di tracciare la strada verso la vittoria dell’Ucraina. Gloria all’Ukraina.”

Le parole del Presidente Stubb offrono una chiave di lettura lucida e diretta. A fronte dell’incertezza emersa negli ultimi giorni, questo discorso è un promemoria essenziale per l’Europa: se l’Ucraina perde, non sarà solo Kiev a pagare il prezzo, ma l’intero Occidente. Servono disciplina, determinazione e pragmatismo. L’Ucraina e l’Occidente non possono permettersi di lasciarsi distrarre dalle provocazioni o dalle divisioni interne. La priorità è la vittoria, non le dispute di principio.

“Se un uomo è deciso a dare il massimo di se stesso, non ha tempo da perdere in liti personali. E non può permettersi di addossarsene le eventuali conseguenze, come perdere la calma e il self- control. È meglio cedere il passo a un cane che esserne morsicato per una questione di principio. Anche se lo si ammazzasse, il morso resterebbe”, Abraham Lincoln.

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Pubblicato il 01 Marzo 2025
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da lenny54

    Chi si ricorda l’argomento poco dopo l’inizio della guerra di analisti e qualche (idiota) leader europeo? ” non bisogna far perdere la Russia o la faccia a Putin”! E si sono dati col contagocce armamenti per non far “vincere” la guerra all’Ucraina! Anche Biden non e’ stato da meno! L’Ucraina sta pagando un prezzo altissimo per la poca lungimiranza di noi occidentali!

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