Vita, carriera e famiglia: Rocco Siffredi si racconta sul palco di Varese fra sorrisi e lacrime
Il pornoattore più famoso d'Italia racconta la sua storia tra aneddoti ironici, ricordi toccanti e il filo conduttore di una carriera che lo ha reso un'icona mondiale. Al centro, il suo rapporto con la famiglia, il sogno di interpretare Dracula e un messaggio d'amore condiviso con la moglie Rosza
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Lacrime, tante, quando ha ricordato la madre e il cugino Gabri. Anche risate, però. Per esempio quando ha spiegato che il suo sogno è sempre stato quello di «interpretare il conte Dracula». E alla fine dello spettacolo, il pornoattore italiano più famoso al mondo, Rocco Siffredi, ha saputo lanciare dal palco di Varese un messaggio d’amore insieme alla donna che gli ha fatto scoprire questo sentimento e con la quale è legato da 31 anni in matrimonio: Rosza.
Quasi due ore che suonano come un compendio dal vivo della serie Netflix “Super Sex“, interpretata da Alessandro Borghi. Perché è proprio da Super Sex, la rivista a luci rosse degli anni Settanta proibita ai minori, che nasce questa storia dal sapore di rivalsa: un percorso che parte da Ortona, tra difficoltà economiche nella straprovincia abruzzese, e arriva fino all’Olimpo dell’hard, passando per la scoperta del sesso, di quello con la “S” maiuscola, per quantità e qualità.
L’esordio sulle navi in cerca di fortuna, poi il lavoro come cameriere a Parigi, le prime esperienze nel porno con la rivalità dei colleghi francesi e, infine, la scalata gradino dopo gradino fino alla celebrità. Intorno a lui, la vita e gli affetti familiari: la mai dimenticata Ortona, dove tornava nei momenti difficili, e poi l’incontro con Rosza (nella foto qui sotto).
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I momenti esilaranti non sono mancati: il microfono a forma di pene, il quiz sul palco in cui alcuni spettatori dovevano indovinare il significato di termini legati al sesso, o ancora, all’inizio dello spettacolo, la rappresentazione – con l’aiuto di un pupazzo e di una “cavia” dal pubblico – di una scena da set. Già, il set. L’ambiente cinematografico a luci rosse è stato il filo conduttore del racconto, punteggiato da aneddoti: i commenti dei tecnici durante le riprese in pellicola muta negli anni Ottanta, l’invadenza delle luci, l’irruzione di imprevisti corporei inattesi.
E poi lui, Rocco, chiamato proprio a coronare il suo sogno, quello di interpretare il conte Dracula. Arriva il momento, ciak, azione, il mantello che si apre: «Sono il conte Dracula e ho sete di sesso». Dall’altra parte, per tutta risposta, una battuta fuori copione in vernacolo napoletano.
Fra il palco, divertito, e stra-citato dall’attore, e applaudito dal pubblico, l’urologo Danilo Centrella.
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