Consenso alla donazione di organi: “Occorre parlarne di più e aiutare i cittadini a scegliere consapevolmente”

Il direttore della nefrologia dell'ospedale di Varese Andrea Ambrosini commenta i dati sul consenso alla donazione degli organi. Come società scientifica sono al lavoro per aumentare la conoscenza

andrea ambrosini nefrologo

« Il consenso, richiesto al momento del rinnovo della carta di identità, se da una parte è positivo perché invita il cittadino a esprimersi, dall’altro, può rivelarsi un boomerang perché la domanda posta, senza preparazione e consapevolezza, può ingenerare il no».

Il dottor Andrea Ambrosini, direttore della nefrologia all’ospedale di Varese, è nel gruppo di lavoro nazionale della società scientifica di nefrologia, che sta preparando un documento da sottoporre al Ministero proprio sul tema di trapianti e donazioni di organi.

«Conosciamo bene i dati sui consensi – spiega il medico specialista – mentre in ospedale, al momento della richiesta di donazione, la media delle opposizioni si aggira attorno al 30%, la percentuale è più elevata tra quanti si esprimono agli sportelli dell’anagrafe. Riteniamo che la differenza stia proprio nella mancata preparazione e informazione che i cittadini hanno su questo tema. La domanda, posta a bruciapelo, spesso disorienta e porta a opporsi».

In genere, sono i cittadini più anziani a opporsi perchè ritengono di non aver nessun organo da donare: « Questo è un errore che fanno spesso e che, per esempio, in ospedale si riesce a correggere con il dialogo. In uno sportello del Comune, senza supporto, si deve recepire».

La differenza di risposte, tra richieste presentate in ospedale e consenso raccolto nei comuni, è importante per le ripercussioni sull’attività di donazione: « Il consenso di solito si può rivedere – spiega il dottor Ambrosini –  Se il paziente, però, ha registrato il proprio no, qualora arrivasse in ospedale in condizioni tali da non potersi esprimere ulteriormente, quel dissenso rimane come indicazione definitiva, annullando la possibilità di donare».

In Italia c’è una netta differenza di dati tra Centro Nord e Centro Sud: «Spesso dipende da due fattori – rivela lo specialista in nefrologia – la minor attività di trapianto negli ospedali del Meridione e una comunicazione meno capillare».

Come società italiana di nefrologia, il pool di specialisti staragionando proprio su modelli di informazione più puntuale per raggiungere tutta la cittadinanza: « Se i cittadini, che devono rinnovare la carta di identità, ricevessero un messaggio dal Ministero o dalla Regione, con le indicazioni base sulla scelta di donare gli organi e una serie di approfondimenti, arriverebbero agli sportelli consapevoli del valore di quella domanda e sarebbero più propensi a dire di sì».

La società scientifica di nefrologia punta su una maggiore consapevolezza sociale: solo conoscendo ci si può esprimere con coscienza.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Aprile 2025
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