Michele Santoro condannato per diffamazione
Processo a Varese: assolti i due giornalisti che realizzarono i servizi, mille euro di multa
Non bastavano Berlusconi e Mastella, a mettere sotto accusa Michele Santoro. Ci si è messo anche il tribunale di Varese, che ha condannato per diffamazione con il mezzo televisivo, il popolare giornalista, in un processo in cui aveva come controparte una associazione vicina alla Lega e i suoi aderenti. Santoro ha rimediato mille euro di multa, e un risarcimento stimato in 10mila euro per ognuna delle tre parti civili, l’associazione leghista “Terra insubre” , il suo fondatore Andrea Mascetti (difeso dall’avvocato Attilio Fontana) e l’ideologo del carroccio Gilberto Oneto (difeso all’avvocato Alberto Zanzi). Oltre a questo, 2500 euro di risarcimento per le spese processuali, a testa. Assolti invece i due giornalisti della Rai che in quella puntata de “Il Raggio Verde”, del 2000, realizzarono i servizi: Maurizio Torrealta, vicedirettore di Rainews24 e Paolo Mondani, oggi conduttore di inchieste nella fortunata trasmissione Report.
L’argomento della puntata in oggetto era la destra xenofoba italiana. La trasmissione aveva mostrato una serie di episodi di intolleranza contro gli stranieri e di esplicito antisemitismo, visioni di naziskin e altre ricostruzioni su una serie di fatti inquietanti accaduti nel 2000. In quel contesto, Torrealta condusse una ricostruzione in studio delle vicende accadute, dando poi la parola al servizio realizzato materialmente da Paolo Mondani. Il leghista Andrea Mascetti, nella registrazione visionata la scorsa udienza, veniva raggiunto per telefono e si poteva ascoltare la sua voce negare l’intervista a Mondani. Che, in effetti, non accusava esplicitamente i leghisti di avere tendenze xenofobe.
Il giudice Chiara Valori, assolvendo i due collaboratori, ha riconosciuto che nelle parole dei due giornalisti non vi erano elementi diffamatori, ma ha lo stesso attribuito a Santoro la responsabilità di una diffamazione. Per capire esattamente il motivo, bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, anche se, secondo i legali della parte civile, è ipotizzabile che la costruzione della puntata – la cornice cioè entro la quale hanno operato i due giornalisti e di cui era responsabile Santoro – possa essere stata percepita come diffamatoria.
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