Cultura e sport, la sfida di “VareseVive”
Il primo anniversario dell'associazione è stato festeggiato con il grande gentleman rider Pinuccio Molteni e un libro dedicato ai 125 anni della "Società varesina incremento corse cavalli"
Dura solo un attimo il passaggio di mano della scultura "Il cavallo divino" di Aligi Sassu, tra Giuseppe Redaelli, una delle anime principali dell’associazione "VareseVive", e il gentleman rider Pinucccio Molteni. Un’istantanea che consegna alla memoria e al futuro di questa città un’esistenza dedicata all’ippica, coronata da oltre mille vittorie e da un impegno esemplare per tutti gli sportivi.
Il primo anno di vita di "VareseVive" è coinciso, inoltre, con un altro grande anniversario: i 125 anni della "Società varesina incremento corse cavalli". Due avvenimenti celebrati sabato sera nella Sala convegni del collegio De Filippi, accompagnati dall’ironia e dalle canzoni di Nanni Svampa e dalla presentazione del libro "125 anni a Varese" (Edizioni Lativa), scritto da Ettore Pagani e Filippo Brusa.
«Ogni tanto mi sorprendo – ha detto Molteni-, se penso che ho passato in sella la metà dei 125 anni di questa gloriosa società. Questa sera sono emozionato perché non sapevo di essere il protagonista principale. Un regalo bellissimo della famiglia Redaelli, a cui l’ippica varesina deve molto per l’impegno del grande Ernesto e quello attuale di Giuseppe».
«Pinuccio Molteni è un paradigma per tutti gli sportivi – ha aggiunto Filippo Brusa -, soprattutto per i giovani e per coloro che si avvicinano allo sport. La passione di questo gentleman è tale che solo fino a pochi giorni fa era su un campo secondario, come quello di Albenga, a ricercare l’ennesima vittoria. Questo libro è una testimonianza dello sport a Varese visto attraverso gli occhi, la penna e il cuore di Ettore Pagani, per oltre mezzo secolo corrispondente della Gazzetta dello Sport. Un grande ringraziamento alla Lativa di Redaelli per aver creduto in questo progetto».
(nella foto da sinistra: Filippo Brusa ed Ettore Pagani)
Non poteva mancare uno sguardo sull’attualità dell’ippodromo cittadino, e il presidente in carica della "Varesina" non si è sottratto all’impegno. «Le Bettole – ha concluso Guido Borghi- sono un luogo di sport e di passione, ben rappresentato dal grande Molteni, ma anche di cultura, perché l’ippodromo è un luogo dove la gente puo’ incontrarsi, confrontarsi e discutere. Le Bettole sono il risultato di uno sforzo di privati che hanno creduto in un progetto. È forse uno dei pochi, se non l’unico, che non ha ricevuto contributi pubblici dall’Unire».
Il passato e il presente dell’ippica si sono, dunque, incrociati sulla via di un progetto che guarda al futuro della Città giardino: quello dell’associazione "VareseVive", che considera la cultura e lo sport un binomio necessario per la crescita civile di una comunità.
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