Crisi Ucraina: la Nato è pronta a intervenire, Putin prepara la tregua
Si apre il 65esimo vertice Nato, Obama e Cameron fanno sapere di essere pronti per un intervento in sostegno di Kiev. Dalla Mongolia Putin lancia una proposta di tregua, domani l'incontro a Minsk con Poroshenko
Un susseguirsi di notizie contrastanti ha preceduto il 65esimo vertice Nato, in corso oggi a Newport in Gallas. Ieri, 3 settembre, il presidente russo Vladimir Putin, aveva fatto sapere di aver buttato giù «qualche riflessione» per una soluzione del conflitto che sta insanguinando il confine tra Russia e Ucraina. All’annuncio le agenzie di stampa avevano riportato la notizia di un cessate il fuoco peremanente, notizia poi smentita dal Cremlino che, come riporta il Sole 24 Ore, ha precisato di "non poter concordare un cessate il fuoco poiché non è parte in causa nel conflitto".
Sottigliezze che, al di là della forma, hanno lasciato intravedere la possibilità di un accordo per la soluzione della drammatica situazione del Donbass, la regione contesa tra il governo di Kiev e i miliziani filorussi. A quanto risulterebbe dai principali organi di stampa, Putin avrebbe posto sette condizioni per giungere ad una soluzione della crisi, tra le quali il ritiro delle truppe ucraine dal sud-est dell’Ucraina, la cessazione delle azioni militari dei ribelli, l’esclusione dell’uso dell’aviazione contro i civili, il pieno e oggettivo controllo internazionale del cessate del fuoco, uno scambio di prigionieri, la creazione di un corridoio umanitario e la formazione di squadre per la ricostruzione delle zone danneggiate dai combattimenti. Da Minsk il presidente Poroshenko ha fatto sapere di contare su un vero e proprio "processo di pace". Un processo che potrebbe prendere il via già domani, 5 settembre in occasione della riunione del gruppo di contatto, con Osce (l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e Russia che si terrà nella capitale ucraina.
Intanto il presidente Usa, Barack Obama dopo una breve quanto significativa visita a Tallin in Estonia, ha pubblicato insieme al primo ministro britannico David Cameron, un intervento congiunto sul quotidiano inglese "The Times" in cui prendono le difese del partner ucraino. «La Russia ha violato le regole con la sua annessione illegale e autoproclamata della Crimea e con l’invio di truppe sul suolo ucraino minacciando e minando le fondamenta di uno Stato sovrano», scrivono i due leader. «Con la Russia che tenta di forzare uno Stato sovrano ad abbandonare il suo diritto alla democrazia e che decide il suo avvenire con le armi, dovremo sostenere il diritto dell’ Ucraina a decidere del suo proprio avvenire democratico e proseguire nei nostri sforzi per rafforzare i mezzi dell’ Ucraina».
Nell’articolo, come riferisce il quotidiano La Repubblica, si afferma che la Nato ha intenzione di mettere in piedi una presenza "permanente" nell’Europa dell’ est sostenuta da una forza di reazione rapida composta da forze speciali terrestri, aeree e marittime che potrebbero "essere dispiegati ovunque nel mondo in tempi molto rapidi". Una soluzione che, ricordano i due capi di Stato, impegna i Paesi membri a destinare il 2% del Pil nazionale in armamenti e spese militari. Intanto in Europa si discute su una nuova bozza di sanzioni contro la Russia e che riguarderanno principalmente mercati finanziari, forniture militari, beni a doppio uso (civile e militare). Una decisione delicata, che ha già visto la Francia costretta a bloccare la consegna di una nave militare Mistral (un contratto per 1,2 miliardi di euro) e a raddoppiare gli aiuti della Commissione europea ai produttori europei di frutta e ortaggi che si sono visti sbarrare le porte da Mosca. Un danno che il commissario alla Agricoltura, Dacian Ciolos, ha quantificato in circa 5 miliardi di euro, di cui 1,34 per l’Italia.
Ma non c’è solo l’Ucraina a preoccupare l’Alleanza atlantica, anche il futuro dell’Afghanistan e la lotta ai terroristi dell’Isis, avranno spazio in un vertice tra i più delicati degli ultimi anni.
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