Dionigi: «Dopo tre anni, veniamo coinvolti»
Varese - La clinica universitaria sogna maggiori spazi al Circolo. Direttore Generale e Rettore concordano sulla necessità di collaborare nella progettazione del futuro ospedale e dei padiglioni che rimarranno
Cambiano i vertici dell’ospedale di Circolo. Tante le questioni aperte, un cantiere in corso e un dialogo da rilanciare con l’altra anima dell’azienda: l’Università. Dopo anni di tensioni, il clima tra i due colli sembra essere più disteso: da una parte il nuovo Direttore Generale Roberto Rotasperti riconosce il ruolo fondamentale della clinica universitaria, dall’altro il Magnifico Rettore Renzo Dionigi si dice ottimista per il futuro.
«Per la prima volta dopo tre anni – esordisce Dionigi – il nuovo direttore si è rivolto all’ateneo stupito perché non c’era stato alcun coinvolgimento dell’università nella progettazione del futuro ospedale e dei padiglioni che rimarranno attivi».
Quella della sistemazione di tutta l’area ospedaliera, tra la nuova struttura e quelle che non verranno abbattute, è una delle principali questioni che Rotasperti (nella foto) vorrebbe definire in tempi brevi, affidando l’incarico ad un docente della Bicocca. «Il professor Cherubino (preside della facoltà di medicina, ndr) ed io ci stiamo attivando per definire le esigenze della clinica universitaria. Al dottor Rotasperti, che ha dato l’impressione di avere grande capacità progettuale, sottoporremo le nostre richieste dal punto di vista della didattica e della ricerca. Per esempio, io credo che se ci fossero strutture didattiche dove si esercita l’assistenza medica, il corso di scienze infermieristiche guadagnerebbe in interesse e forse il personale che si prepara nelle nostre corsie sarebbe più restio a fuggire altrove. Attualmente quel corso viene tenuto nei padiglioni dell’Asl. E il discorso non cambia per la facoltà di medicina: noi abbiamo trentadue scuole di specialità, per un totale di 270 specializzandi, che sono in corsia ma che non hanno nemmeno un locale dove cambiarsi, un armadietto dove collocare i propri oggetti, uno spazio dove seguire seminari».
In questi anni, l’Università si è vista relegare nell’angolino per motivi che, al Rettore, sfuggono: «Oggi, però, siamo fiduciosi: il nuovo direttore ha mostrato una sensibilità diversa nei riguardi della clinica universitaria. La ritiene qualificante. Ha espresso, inoltre, l’intenzione di studiare altri esempi in Europa di coabitazione e noi gli abbiamo suggerito alcune ipotesi».
E che la qualità del lavoro universitario sia qualificante è attestato anche dai sempre più frequenti riconoscimenti internazionali per i lavori di ricerca svolti all’Insubria: «Dopo la prima fase di assestamento, abbiamo incominciato farci conoscere. La nostra università compare sempre più spesso negli elenchi dei progetti finanziati. Non è vero che ci sono pochi soldi per la ricerca: per lavori qualificati i fondi arrivano. I ricercatori, però, dovrebbero imparare a gestirli meglio».
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