Scapolan: “Signor Ministro, le Camere di Commercio aiutano la giustizia”
Il presidente della Camera di Commercio si rivolge al ministro della Giustizia Orlando in visita in città, invitandolo a riflettere sulle conseguenze del decreto legge degli enti camerali sul sistema della giustizia
Pubblichiamo la lettera che il presidente della Camera di Commercio di Varese, Renato Scapolan, consegnerà al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in visita a Varese venerdì 18 luglio.
Nella missiva Scapolan critica il decreto legge che prevede una vera e propria rivoluzione copernicana all’interno degli enti camerali. A suscitare maggiore preoccupazione, il taglio del 50% del contributo annuale che le imprese dovranno alle Camere dal 2015. Circa 110 euro l’anno che diventerebbero 55, un taglio da 800 a 400 milioni sui diritti versati complessivamente alle Camere di Commercio italiane.
Egregio signor Ministro,
come Lei ben sa, le Camere di Commercio vivono un momento che non esito a definire “drammatico”: il ruolo e l’impegno che mettiamo quotidianamente a disposizione dei sistemi economici locali sono fortemente a rischio, con possibili effetti pesantemente negativi su imprese, territori e livelli occupazionali.
Desidero pertanto rivolgerLe alcune considerazioni affinché possa portarle all’attenzione del Governo per quella che – ne sono convinto – può ancora risultare una riforma (e non un azzoppamento) del Sistema Camerale. Naturalmente, a partire dalle considerazione strettamente collegate all’attività degli enti camerali sulle materie che toccano il suo Ministero.
Le Camere di Commercio – ne converrà – possono ben dirsi precursori della cultura della “giustizia alternativa”, avendo sviluppato modelli e strumenti di risoluzione delle controversie capaci di sgravare le aule dei tribunali.
Dall’introduzione dell’obbligatorietà nel marzo 2011, gli enti camerali hanno gestito oltre 42mila conciliazioni che in numero significativo si sono concluse con un accordo tra le parti e, quindi, con la soluzione definitiva della controversia. Controversie, riguardanti sia imprese, sia privati che si sono così risolte con un decimo dei costi normalmente necessari e riducendo i tempi della giustizia civile a 46 giorni di durata media, rispetto agli anni necessari nei tribunali.
Ai consumatori e alle imprese offriamo quindi un’alternativa di qualità, basata sulla ricerca dell’accordo piuttosto che sulla contrapposizione tra le parti, consentendo un risparmio per la collettività stimato in ben 130 milioni di euro.
Un contributo al sistema socio-economico che – ne sono sicuro – Lei signor Ministro vorrà continuare a offrire attraverso l’esperienza ormai forte acquisita dalle Camere di Commercio.
La seconda riflessione che mi preme di condividere con Lei riguarda il Registro Imprese, costruito dalle Camere di Commercio, e il sistema di pubblicità legale che su di esso si regge: sono elementi fondamentali per combattere la criminalità e assicurare il rispetto della legalità nello svolgimento delle attività economiche.
Quotidianamente esponenti delle forze dell’ordine consultano gli archivi camerali potendo contare su un’altissima rispondenza dei dati alle situazioni reali: il Registro Imprese diventa pertanto uno strumento d’indagine e un baluardo contro l’illegalità.
Perché allora sacrificare, come sembrerebbe da una prima lettura del disegno di legge di riforma della Pubblica Amministrazione, quest’esperienza così densa di positività?
Signor Ministro, crede veramente che l’eventuale trasferimento di queste competenze possa risultare proficuo per il paese?
È superficiale e denoterebbe scarsa conoscenza delle procedure e delle implicazioni normative pensare di poter ridurre la tenuta del Registro Imprese a un problema puramente informatico, di “open data” da mettere a disposizione sul web: dietro le informazioni pubblicate, c’è infatti il lavoro di professionalità (qualche migliaio di funzionari e addetti) che assicurano la correttezza dei dati e la loro rispondenza alle previsioni normative.
Infine, Le ricordo che le Camere di Commercio sono da sempre motore di semplificazione e di telematizzazione dei servizi a favore delle imprese: dapprima attraverso la digitalizzazione dei propri servizi, e ora “esportando” il proprio know-how in altri contesti: quello dei Suap, sempre più diffusamente basati sulla piattaforma telematica messa a disposizione dalle Camere di Commercio; quello degli stessi Tribunali, che vedranno gradualmente la piena integrazione delle procedure informatiche con le risultanze del Registro Imprese, grazie alla quale ciascuna azienda potrà accedere direttamente ai fascicoli giudiziari in cui è costituita come “parte”.
Egregio signor Ministro, auspico che queste mie considerazioni possano trovare da parte Sua la giusta attenzione. Ne trarrebbero beneficio le imprese, i lavoratori e l’economia tutta del nostro paese.
Cordiali saluti
Renato Scapolan
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