Rocco Cordì (Sel) : “Fontana si dimetta”
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Rocco Cordì di Sinistra Ecologica e Libertà in merito alla crisi della Giunta Fontana
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Rocco Cordì di Sinistra Ecologica e Libertà in merito alla crisi della Giunta Fontana.
I reprobi di NCD, colpevoli di collusione con il PD in provincia, hanno ricevuto l’intimazione di sfratto dalla Giunta comunale di Varese. L’ordine è partito dalla via milanese dove risiede il nuovo capo leghista. Una gran bella confusione di luoghi e competenze, ma come si sa sia Lega che Forza Italia sono abbastanza allergici al rispetto dei ruoli e delle regole. E’ così – per vicende e interessi maturati altrove – l’amministrazione comunale di Varese è costretta a subire una crisi politico-istituzionale profonda e, per molti versi, assurda e paradossale. Se in qualche frangente qualcuno avesse gridato: tranquilli, siete su “scherzi a parte”, avremmo potuto persino crederci. Ma ciò che accade sotto i nostri occhi è purtroppo reale e dovrebbe suscitare in chiunque abbia a cuore la dignità delle istituzioni, preoccupazione e sdegno.
Stiamo infatti assistendo ad una crisi imposta dall’esterno e con motivazioni estranee al governo della città. Una crisi della cui natura e soluzione si parla ovunque meno che negli organi preposti. Un fatto di una gravità inaudita. Una prova ulteriore di come si è caduti in basso nella gestione delle istituzioni. Una conferma, per chi ne avesse ancora bisogno, di come i proclami leghisti sul ruolo dei sindaci e delle autonomie sono solo chiacchiere per i creduloni. C’è stato un tempo in cui la Lega si era inventato persino il “borgomastro”, una sorta di super eroe dedito esclusivamente al bene dei cittadini ed estranei ai giochi della politica. Poi venne la stagione delle disillusioni e della fame di potere, una fase in cui è stato facile e naturale ispirarsi ai modelli ed ai vizi peggiori della tanto vituperata “prima repubblica”. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, neppure in quello sbiadito delle alpi. Da una via milanese si dettano gli ordini e Varese esegue. Con il Sindaco Fontana, ahinoi, ridotto a pedina e mero esecutore di un gioco costruito altrove. Accade così che chi non ha avuto neppure un sussulto di dignità di fronte ad una maggioranza fragile e confusa fin dal suo esordio e poi litigiosa e inconcludente fino ai nostri giorni, oggi deve piegarsi alle direttive dei partiti di appartenenza (Lega e Forza Italia) pronunciando un servile “signorsì” anche se le motivazioni della crisi nulla hanno a che fare con il governo e i problemi della Città. Ma al peggio non c’è mai fine perché pur di garantirsi la loro sopravvivenza, non hanno scrupoli a rispolverare riti e liturgie della politica-politicante intrisi di opportunismi e trasformismi di ogni sorta. Ecco allora che la crisi si apre e si chiude nei sottoscala e negli androni dei palazzi del potere nel disprezzo più totale di cittadini e istituzioni. Al punto da fare apparire “normale” il fatto che i “cacciati” del 2011 (UDC) si predispongano a fornire un po’ di ossigeno ai loro “cacciatori” d’un tempo, mentre i “cacciati” di oggi (NCD) sono alle prese con il dubbio amletico se rinnegare se stessi o uscire a schiena dritta da questa penosa vicenda. Nessun contorsionismo fisico o dialettico può però occultare l’evidenza: il tentativo cioè di formare una maggioranza diversa da quella decisa dagli elettori varesini nel 2011. Un problema non di poco conto che tocca al Sindaco Fontana spiegare. Se le modalità di svolgimento della crisi rappresentano già un intollerabile insulto alla Città, nessuno può illudersi di spacciare come soluzione qualche misero (s)cambio di poltrone. Perciò, con tutto il rispetto per la carica, a Fontana dico: meglio dimettersi che tirare a campare. Al Sindaco e agli altri capigruppo chiederò di modificare l’ordine del giorno del Consiglio Comunale (previsto per il 13 novembre p.v.) in modo da consentire, nel luogo più rappresentativo della Città, un confronto trasparente e schietto sulla crisi della maggioranza.
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