Migliaia di bancari in piazza contro i banchieri
Grande adesione allo sciopero generale di 8 ore indetto da tutte le sigle sindacali del credito per richiedere il rinnovo del Contratto nazionale e contro la decisione unilaterale di Abi (Associazione bancaria italiana) di dare disdetta e di non applicare i contratti collettivi nazionali di lavoro a partire dal primo aprile 2015
Migliaia di bancari hanno incrociato le braccia oggi per scendere in piazza a Roma, Milano, Palermo e Ravenna. Uno sciopero nazionale di 8 ore indetto da tutte le sigle sindacali del settore per richiedere il rinnovo del Contratto nazionale e contro la decisione unilaterale di Abi (Associazione bancaria italiana) di dare disdetta e di non applicare i contratti collettivi nazionali di lavoro a partire dal primo aprile 2015. (foto sopra, la delegazione di Varese)
Alla base della rottura delle trattative per il rinnovo contrattuale, iniziata a novembre, la liberalizzazione degli orari di lavoro voluta da Abi, il mancato riconoscimento a tutela del recupero del reale potere d’acquisto del salario, la questione degli inquadramenti, dei trasferimenti selvaggi. Insomma, una progressiva perdita di diritti legata alla disdetta del contratto collettivo.
In corteo a Milano anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi. Banchieri milionari e bancari in difficoltà è evidente che durante la crisi si è scelto di arricchire pochi e lasciare in difficoltà una categoria molto importante perchè‚ da lì dovrebbe passare parte della spinta agli investimenti per la ripartenza del paese».
«Oggi siamo in piazza con gli altri sindacati, non solo per solidarietà, che è straordinariamente importante, ma anche perché vogliamo che sia chiaro che i lavoratori delle banche non stanno scioperando solo per loro stessi, ma perché pensano di dover essere al servizio del Paese e non della finanza» ha detto Camusso concludendo la manifestazione a Milano. «Non ci siamo dimenticati che quando è iniziata la grande crisi che stiamo ancora attraversando, tante colpe erano della finanza e del sistema bancario – ha spiegato Camusso -. L’obiettivo unico era il profitto immediato, è stato costruito un sistema per cui qualunque borsa sale se ci sono migliaia di licenziamenti, ma non ci si rende conto di cosa vuol dire per l’economia se il sistema del lavoro diventa sempre più povero. Il sistema bancario deve tornare a fare il suo lavoro: cioè dare credito al paese, altrimenti “non usciremo dalla crisi. Il vero obiettivo è creare nuove banche al servizio del paese».
«Noi sappiamo quanto hanno perso i lavoratori bancari in questo periodo, in termini di potere d’acquisto e di posti di lavoro e quanto invece hanno guadagnato i banchieri: questo è un pezzo della crisi del nostro paese. Se l’Abi continua così allora dovremo capire come coinvolgere il governo. Oggi siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perché il contratto dei bancari é il nostro obiettivo».
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