Liuc e Harvard Business School, un “matrimonio” in nome della competitività
All'Università Cattaneo di Castellanza nasce il primo centro di ricerca italiano sui temi della strategia e competitività
L’aver creato all’interno della Liuc il primo centro di ricerca italiano sui temi della competitività, affiliato al Microeconomics of competitiveness (Moc) affiliate network della Harvard Business School, è certamente un salto di qualità notevole sia per degli industriali di Varese, che di quella università sono i progenitori, sia per lo stesso ateneo di Castellanza. E la ragione di questo salto non sta nella impegnativa denominazione del centro, “Institute for entrepreneurship and competitiveness”, quanto piuttosto nelle possibilità concrete che il sistema manifatturiero varesino ha di confrontarsi e farsi conoscere in una rete internazionale prestigiosa e dedicata ai temi della strategia aziendale e della competitività, in grado di generare una ricaduta positiva in termini di conoscenza, competenza e raccolta di risorse.
«Vogliamo essere una competitiveness valley sia per le aziende high che per quelle medium tech, ma anche un sostegno di nuova e tradizionale imprenditorialità in ogni suo aspetto» dice Giovanni Brugnoli, presidente di Univa. Per raggiungere questo obiettivo, la rete creata dal professor Michael Porter della Harvard Business School, che può contare nel mondo su 110 scuole di 63 paesi diversi, è lo strumento ideale. All’interno del board della Liuc partecipano 9 professori e ricercatori universitari di altrettanti paesi diversi, mentre a loro volta i docenti Fernando Alberti ed Emanuele Pizzurnofanno parte degli advisory board di Grenoble e Rotterdam. «L’istituto che è nato nell’aprile del 2014 – spiega il direttore Fernando Alberti – è al servizio delle pmi, delle grandi aziende, dei cluster e delle istituzioni sui temi della competitività, sulla definizione e ridefinizione dei modelli di business e di riposizionamento strategico, sui temi dell’internazionalizzazione dei mercati e della produzione, sul lancio di nuove aree di business, analisi di mercato e della concorrenza, fusioni e aggregazioni tra imprese».
Le pmi, sia che si trovino a Varese che a Nuova Delhi, hanno spesso in comune la carenza di strategia e il nuovo istituto, che segue già 20 imprese di diverse dimensioni, oltre a fare formazione e ricerca, svolge il ruolo di advisor strategico per aiutare gli imprenditori a ridisegnare il modello di business e le relative strategie. «Per Confindustria Lombardia – continua Alberti – ci stiamo occupando del piano strategico con focus specifici sui 9 cluster tecnologici e le imprese mid tech. Seguiamo l’accreditamento europeo dei cluster aerospaziale ed energetico lombardi». Inoltre, l’istituto ha fatto da incubatore a 10 start up impegnate in settori e business diversi: dai moduli tecnologici per dormire in aeroporto ai software e servizi per test delle campagne di advertising. Attività che nel loro complesso hanno ottenuto una raccolta, tra clienti e donatori, di 500mila euro.
Il nuovo istituto, che si è distinto subito nel network per la sua intensa attività, nasce proprio a ridosso del venticinquesimo anno dalla fondazione dell’università Liuc. «Bisogna aprirsi dal punto di vista strategico e tecnologico – spiega Michele Graglia, presidente dell’Ateneo di Castellanza – e spero che venga colta l’importanza di cambiare l’atteggiamento del mondo delle imprese rispetto al mondo accademico che non è per pochi eletti. Dal punto di vista strategico e tecnologico è un’iniziativa molto di nicchia ed è giusto che lo sia, perché in questo modo ci si differenzia dalle altre iniziative generaliste».
Questa nuova alleanza può giocare un ruolo determinante anche sul fronte dell’accesso ad alcune risorse, come ad esempio il bando Horizon 2020, programma di finanziamenti dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione per la competitività, dove le difficoltà di accesso, soprattutto per i piccoli imprenditori, sono ancora tante. «Spesso le imprese – conclude Vittorio Gandini, direttore di Univa – non arrivano ad avere queste risorse dirette o indirette che siano per la difficoltà di affrontare procedure molto complicate. Far parte di un network internazionale così importante permette di avere a disposizione fin da subito le competenze, le conoscenze e le reti necessarie per accedervi e quindi far crescere la competitività del territorio».
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