Dario Fo a Varese: “sono qui per farvi indignare”
L'artista e premio Nobel ha ricordato, con l'aiuto della figlia Fiorina, il tragico omicidio di Ion Cazacu. "Quello che ci manca non è la memoria, ma l'indagine per la memoria"
“Sono qui per farvi indignare”: Dario Fo, intervenuto all’università dell’Insubria per ricordare, dopo 15 anni, uno dei più orribili omicidi avvenuti in provincia di Varese, più che l’ignoranza teme il silenzio, la scarsa voglia di approfondire, il disinteresse per fatti che non sono più casi isolati di violenza ma risultati di un ambiente che demonizza chi cerca un lavoro e una vita migliore nel nostro paese.
L’artista e premio Nobel ha ricordato, con l’aiuto della figlia Florina, il tragico omicidio di Ion Cazacu, bruciato vivo dal suo datore di lavoro a Gallarate perchè aveva chiesto un contratto di lavoro regolare, dopo diverso tempo di servizio. «Una storia che io so, molti di voi non conoscono, anche se è avvenuta proprio in questa provincia, a pochi chilometri da qui. Quello che ci manca non è la memoria, ma l’indagine per la memoria».
Per Dario Fo è stata la prima volta all’università di Varese, anche se «conosco palmo palmo la provincia» ha ricordato lui che ha vissuto a lungo a Porto Valtravaglia. A portarlo alla aula magna di via Ravasi è stato il progetto “Osservatorio permanente sulla Lingua italiana e la Multiculturalità”, il cui Comitato scientifico è composto da docenti e collaboratori del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione: Sabatino Annecchiarico, Gianmarco Gaspari, Giulio Facchetti, Alessandra Vicentini.
Lo suo scopo della sua presenza è anche quello che l’ha spinto a scrivere il libro a quattro mani con Florina, “Un uomo bruciato vivo“: quello di tenere viva una storia che è stata esemplare (in senso negativo) non solo per la sua crudeltà, ma anche per la conclusione del processo: 13 anni, con tutte le attenuanti possibili, dopo 4 gradi di giudizio «Anzi, 5, anche se può sembrare strano» precisa Fiorina.
(Nell’audio, Florina racconta come è avvenuto l’omicidio del padre)
Uno sforzo necessario per fare cultura, per non abituare la gente all’indifferenza, specialmente nei luoghi dove i fatti sono avvenuti. Uno sforzo fatto in nome e in memoria di sua moglie Franca: «Che Florina, donna forte e tenace, mi ricorda molto», ma anche di una giustizia che, in questa storia, è sembrata non esistere.
«Per lungo tempo ho pensato, alla fine dell’ultima sentenza che mi ha sconvolto, come ha sconvolto anche mia madre e mia sorella, che avevamo definitivamente perso questa battaglia – Ha commentato Florina Cazacu – Poi ho pensato che c’era una sola vera perdente in questa storia: la giustizia. La Giustizia Italiana».
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