Accam cambia categoria, addio allo spegnimento?
Accam è stato riconosciuto come impianto per la produzione di energia e potrebbe rientrare nel circuito nazionale degli inceneritori portando a Busto rifiuti da tutta Italia
E’ un cambio di sigla ma potrebbe comportare grandi novità per Accam. Dal 16 luglio, infatti, l’inceneritore di Busto Arsizio ha cambiato categoria, passando da un semplice smaltitore di rifiuti (categoria D10) ad un impianto per produrre energia (R1) e questo cambiamento potrebbe portare l’impianto ad essere inserito nella rete nazionale degli inceneritori.
LE NOVITA’ – La categoria R1 presuppone che i rifiuti bruciati nei forni di un inceneritore vengano utilizzati principalmente come combustibile per produrre energia e per arrivare ad essere inseriti in tale categoria bisogna rientrare in determinati coefficienti matematici. Un elemento che determina non solo una particolare efficienza dei forni ma che dallo scorso settembre pone l’impianto all’interno di quelli selezionabili per la rete nazionale degli inceneritori, nata con il decreto Sblocca Italia del Governo.
L’ITER DELLA DECISIONE – E’ proprio dopo la pubblicazione della legge che Accam, lo scorso 22 ottobre, ha avviato l’iter per essere riconosciuto come R1. A quei tempi il futuro della società era parecchio incerto: c’era ancora chi propendeva per un totale revamping dei forni e chi puntava al loro spegnimento. Solo qualche mese dopo, ai primi di marzo, sono stati questi ultimi a vincere con il voto dell’assemblea dei soci che ha chiesto la dismissione degli impianti e la nascita di una fabbrica dei materiali. Nel frattempo l’iter è continuato culminando lo scorso 16 luglio con la notifica, da parte dei tecnici della regione, del riconoscimento della nuova categoria.
IL “PARADOSSO” – Una decisione della quale era al corrente il Consiglio di amministrazione società ma -pare- non i soci. E così mentre i comuni proprietari di Accam votavano per avviare l’impianto allo spegnimento, dall’altro i vertici della società avrebbero posto le basi per farlo rientrare nel vasto progetto della rete nazionale per i rifiuti. Dunque, se Accam fosse riconosciuto dal governo come impianto strategico per raggiungere l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti, a Busto Arsizio potrebbe arrivare la spazzatura proveniente da tutta Italia.
L’ALLARME DEI COMITATI – Sono stati i comitati che da anni lottano contro il revamping ad accorgersi del cambiamento, puntano il dito contro i vertici della società: “Pur sapendo delle decisioni in corso verso la dismissione dell’inceneritore non hanno ritenuto di avvisare i proprietari” si legge nella nota diffusa che pone l’accento sul fatto che “logica vorrebbe che in fase di dismissione dell’impianto si debba prevedere una graduale riduzione dei rifiuti fino allo spegnimento di un forno e poi del secondo”. Proprio per questo le 22 realtà che hanno firmato il comunicato si appellano ai sindaci e sopratutto alla regione per capire “quale sia la strategia verso la graduale riduzione dell’impiantistica di incenerimento lombarda, più volte annunciata, e naturalmente garanzie sulla graduale dismissione dell’impianto Accam”.
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