Prodotti e cibi varesini, storie di nicchia ed eccellenze
Qualcuno è presente nel "tempio del gusto" allo Smeraldo, altri saranno valorizzati dal circuito SlowFood, altri ancora hanno produzioni troppo limitate per essere commercizlizzate in uno store del genere
Ma è giusto o non è giusto che i prodotti varesini non ci siano nella mappa di Eataly Smeraldo?
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E’ un caso isolato di successo quello della caparbia attività che ha portato in quegli ambiti banchi, anche se non tra le eccellenze provinciali, la Ernesto Brusa confetterie di Varese?
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Siamo sfortunati o poco attenti a ciò che avviene al di fuori di Varese? E poi: davvero di varesino ci sono solo i confetti nel circuito Eataly? Abbiamo provato a proseguire nella ricerca informandoci presso altri "diretti interessati", che hanno fatto emergere nuovi particolari.
«Innanzitutto, Eataly non è Slowfood, anche se anche se c’è un rapporto di collaborazione e consulenza. Meglio chiarirlo, perchè spesso c’è confusione tra le due realtà – Claudio Moroni, presidente della condotta Slow Food di Varese, mette le prime cose in chiaro -. Per quanto riguarda la vendita di prodotti chiunque può proporsi a Eataly ed esserne ospitato, dopo le valutazioni fatte dall’azienda. Ne è un esempio la Ernesto Brusa, di cui avete parlato. Per quanto riguarda la materia fresca invece, bisogna ammettere innanzitutto che la produzione varesina è piccola, molto di nicchia. Ma, soprattutto, molto più orientata a vendere direttamente, dal produttore al consumatore. Quindi non è scontato che chi fa e chi distribuisce il prodotto finisca per mettersi d’accordo nel proporlo lì. Io mi riprometto comunque di lavorare per Varese, in modo che ci sia una presenza anche per i nostri prodotti. E intanto sto lavorando per portare, almeno per una volta, il “Mercato della Terra” che Slow Food fa a Milano, a Varese».
Qualcuno, a dire il vero, zitto zitto c’è già, e da alcuni anni, nel circuito Eataly: «Abbiamo fatto un contratto nel 2011 con Eataly, quindi siamo nel loro circuito da tre anni – spiega Arturo Rossi, quinta generazione dell’azienda -. A Milano, però, non ci trovate ancora, e dobbiamo capire perché. In compenso abbiamo fatto due degustazioni a Roma e due a Torino, che hanno avuto un buon successo». La domanda sulla loro presenza nel corner lombardo, dove potrebbero peraltro figurare a buon titolo tra le eccellenze regionali per fama e contributo storico, non sottende però alcun tipo di lamentela: «Noi comunque siamo a catalogo, con i nostri prodotti luxury – aggiunge Francesco Aletti Montano, (nella foto) socio di Rossi d’Angera – ci siamo e siamo orgogliosi di esserci».
Ma se molti di quei "nomi in lista" Dop o aspiranti tali provenienti dalla provincia hanno produzioni fin troppo di nicchia persino per Eataly, qualcosa che già potrebbe diventare a buon diritto un altro prodotto varesino a catalogo della prestigiosa vetrina internazionale è quello dei Brutti e Buoni, gli ultracentenari (compiono 140 anni nel 2015) dolcetti della pasticceria Veniani di Gavirate: «Certo che mi farebbe piacere esserci, sia per il prestigio che per la visibilità» spiega Alessandro Clerici, quinta generazione della pasticceria Veniani: «So che vanno un grande lavoro di selezione, e sarebbe un onore poterli convincere, anche in memoria del lavoro fatto dal mio bisnonno». E per spezzare una lancia a favore dei Brutti e Buoni, vera finezza di nicchia già apprezzata in tutto il mondo, possiamo ricordare che quegli eterei e impalpabili biscottini alla nocciola accompagnano il caffè e le varie pause nei design Hotel Mama Shelter, firmati da Phlippe Stark, sono stati protagonisti del Fiat Cafè di Tokio, si trovano in alcuni dei migliori hotel di Hong Kong e tra i clienti più curiosi hanno avuto la catena degli hotel Four Season delle Maldive. Nella speranza di vedere anche loro, insieme alle grappe e ai confetti e, nel tempo, a molto altro, nel "tempio del gusto" milanese.
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