Il racconto del medico: “Quella notte ho visto Uva in caserma”
Agostin Noubissie è l'unica persona che, oltre agli agenti, entrò nella stanza dove le forze dell'ordine stavano cercando di calmare il ragazzo poi deceduto. Ecco cosa dicono i suoi interrogatori
Non ha mai rilasciato interviste, ma ha parlato due volte con i magistrati. Il medico di Varese che entrò in caserma e vide Giuseppe Uva (foto) per primo, la notte del 14 giugno 2008, afferma di aver visto solamente i carabinieri e i poliziotti che gli impedivano atti autolesionisti. E non accenna a possibili pestaggi. I verbali con i suoi due interrogatori, dopo la conclusione delle indagini, sono divenuti a disposizione delle parti. Agostin Desiré Noubissie è un sanitario della Guardia medica, originario del Camerun. Registrò la chiamata alle 4 in punto. Secondo le carte, arrivò in caserma alle 4 e 11 minuti (Uva era lì da 20 minuti circa).
Il primo interrogatorio è del 2 febbraio 2010.
Era agitato
«Mi hanno detto che c’era una persona che era stata fermata, che era molto agitata, nervosa, se potevo sedarlo un attimo…Ricordo che parlava ad alta voce, gridava, minacciava, diceva: “Vi denuncio tutti”. Mi ricordo bene, diceva che aveva un fratello avvocato…Si dimenava, dava calci agli oggetti, negli armadi, queste cose qua, capito? Alle cose che erano vicine…Era una cosa intermittente, insomma, non è che sempre dava calci. Delle volte urlava, delle volte dava calci…». Che livello di violenza aveva Uva? «Io mi ricordo che è caduto con la sedia – sostiene – ma non gli ho visto dare testate contro il muro» spiega il medico. Che non ha visto nemmeno Uva dare una testata contro la vetrata.
Non ho visto violenze
Il pm Sara Arduini arriva, però, al punto clou della vicenda, e cerca di capire il ruolo di poliziotti e carabinieri: quanti erano, cosa facevano? «Tanti…c’era un po’ di confusione perché c’erano sia i poliziotti che i carabinieri…più di cinque…dicevano di smetterla. Non ho assistito a un contatto fisico. Se c’è stato qualcosa di fisico, di violento, magari è stato prima del mio arrivo. Durante la mia permanenza in caserma, non c’è stato uno scambio di…». Il pm chiede: «Ma quando dava i calci e i pugni lei non ha visto che cercavano di fermarlo fisicamente?». «No».Noubissie legge poi la diagnosi che scrisse quella notte e in cui descriveva lo stato fisico del paziente: «Fetor alcolis, agitazione psicomotoria, violento ed aggressivo verso il sottoscritto e gli agenti di pubblica sicurezza». E racconta ancora: «Mi diceva: “Non mi toccare! non ti avvicinare! Io non ho bisogno di lei! Non mi toccare! Guarda che se mi mette le mani addosso io le faccio male”». Il pm, inoltre, gli ricorda che l’operaio 43enne gli chiese se avesse il permesso di soggiorno. Il medico abbozza: «Penso che mi abbia anche offeso, mi ha detto: “Lei dove si è laureato? Come mai si permette?” queste cosa qua, ma sono abituato».
La puntura
Uva quella notte non permise a Noubissie di toccarlo: «Se lei mi fa una puntura ed io muoio – gli disse – cosa ne sa se sono allergico, se ho qualcosa?». Il medico, ad ogni buon conto, gli chiese se era davvero allergico, ma non ottenne risposta: «Abbiamo chiamato il 118 – afferma – quando mi sono reso conto che non potevo somministrargli nessun farmaco per sedarlo abbiamo chiamato l’ambulanza». Il sanitario camerunese conferma che anche il secondo medico, giunto in caserma, non riuscì a sedare Uva. L’ambulanza infine ripartì dopo le 5 e 15.
Secondo interrogatorio, conferma le dichiarazioni
Il 24 gennaio del 2014, il dottor Noubissie viene interrogato una seconda volta. E conferma le sue prime dichiarazioni: «…ho impiegato almeno 40 minuti a cercare di calmarlo. Il comportamento di Uva Giuseppe era quello che ho già descritto nel precedente esame. Ho assistito agli atti autolesionisti posti in essere da Uva Giuseppe, che era libero nella persona senza manette. Ribadisco che ho assistito al pronto intervento dei carabinieri e poliziotti che hanno subito bloccato Uva per impedirgli di farsi del male».
I PM: CARABINIERI E POLIZIOTTI VANNO ARCHIVIATI
IL GIP: LO HANNO PICCHIATO, VANNO PROCESSATI
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