Teatro Zattera a Skutari: “Un ballerino speciale e il sorriso dei bambini”
Il secondo racconto di Martin Stigol e della compagnia teatrale nei campi rom di un piccolo paese dell'Albania
Besmir Sula ha ventiquattro anni, fin da piccolo non è riuscito a muovere le proprie gambe per una malattia, ma testardo com’è, a 13 anni cominciò a fare una terapia per rinforzare tutti i muscoli del corpo, e così facendo ebbe la occasione di fare esercizi circensi in palestra. Tempo fa, guardando un video su youtube, rimasi senza parole nel vedere un ballerino fare tutto con le mani; era proprio lui, Besmir Sula che da solo aveva iniziato ad allenarsi e in un paio di mesi era riuscito a camminare con le mani fino a diventare in breve tempo un artista di strada, con una performance che colpisce i cuori.
Un giorno un giornalista della tv locale lo invitò in televisione per intervistarlo e lanciò per la prima volta le immagini di questo giovane artista skutarese.
Il caso volle che dall’altra parte dello studio ci fosse un fotografo italiano, Ennio Brilli, che per 35 anni era stato il responsabile del personale all’ospedale di Fermo, e che poi era diventato fotoreporter in vari paesi del mondo. L’incontro ebbe subito dei buoni risultati, perché dopo pochi mesi si trovarono insieme a condividere il progetto dell’associazione Ipsia, di sostegno agli abitanti dei quartieri rom di Skutari, che erano stati soccorsi dopo la grande alluvione del 2011.
In mezzo a loro due scorrono ogni giorno i sorrisi dei bambini rom, sempre pronti, per tutta la durata del laboratorio, a giocare e farsi rubare un sorriso e una foto, proprio lì, sopra le colline della città, partecipando intensamente al laboratorio perché sanno che prima o poi tutto questo finirà. Alcuni hanno già partecipato al laboratorio “1,2,3 Pinoku” dello scorso anno; altri arrivano adesso, trascinati dai loro amici che in qualche modo apprezzano tutto lo sforzo e l’attività.
Con Besmir ed Ennio partiamo alle 08.00 con un furgone bianco e giriamo per quattro campi, che sono come quattro cantoni, ognuno ha una sua poesia nascosta, e nella loro apparente povertà s’intravede un amore infinito per la vita, quella che dura un istante. Sono bambini forti e mai stanchi, che hanno sempre voglia di giocare a fare gli artisti da circo, gli attori, i danzatori, e sento in qualche modo che si sentono liberi: qualcuno salta serenamente su un albero di limoni per prendersi la ricompensa mentre gli occhi arrabbiati del guardiano cercano di fermare la sua furbizia. Il viaggio dura circa 10 minuti, ma ti colpisce la loro voglia di cantare sempre la stessa canzone a ritmo gipsy, perché hanno tanto da dire con il loro canto, e non vogliono mai farti sentire il silenzio.
Durante la lezione ci sono Noemi Bassani, Maurizio Stammati e Andrea Mariani a guidare la loro voglia di fare bene ogni cosa, e quando lasci un attimo la lezione, perché di lezione di teatro si tratta, cominciano da soli a provare numeri acrobatici, testi e canzoni, come se si trattasse di quell’alfabeto scolastico che non hanno mai avuto.
Perché questi bambini sono cresciuti in fretta, e nessuno prima aveva pensato alla loro scuola; i più piccoli vanno a scuola, ma quelli dai dieci ai diciassette anni non hanno avuto la stessa occasione. Ozi, uno dei più scatenati, cammina facendo il ponte, e per Besmir rappresenta il suo allievo preferito; ma c’è anche Berti, che fa il salto mortale da solo, e poi Graziano che fa girare tre bambini allo stesso tempo come una bussola impazzita.
È per questo che uno come me si emoziona in Albania; mi basta anche solo camminare per le vie di Skutari, che sono piene di gente: studenti, lavoratori, bambini e tanti turisti che attraversano la via principale, dove la domenica, nei bar, puoi vedere tutto il calcio italiano, e i tifosi albanesi dell’Inter, del Milan o della Juventus, litigare come quelli italiani. E per queste strade, il destino che ogni cosa a volte guida, ha voluto fare uno scherzo all’Europa dell’indifferenza e dell’arroganza, perché in questo angolo d’Europa, è tanto bello e facile far incrociare artisti in viaggio come Ennio, Besmir, Berti, Graziano e Ozi.
Tutti hanno la stessa idea in testa: fare di questa Europa una terra più vicina alla gente, creare una modernità che ascolta anche luoghi nati con ritmi diversi, proprio come tra piccoli fratelli che ancora devono crescere anche se non perderanno mai la loro età.
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