In pensione il prof. Ghezzi, padre del centro per la Sclerosi Multipla

Il 9 novembre sarà il suo ultimo giorno di lavoro in quello che è stato il primo punto di riferimento nazionale della malattia. Nel futuro un incarico di docente e il San Raffaele

angelo carabelli

Il prossimo 9 novembre, sarà l’ultimo giorno di lavoro del dottor Angelo Ghezzi. Il neurologo è il padre del centro per la Sclerosi multipla, un centro che ha conquistato fama e onore a livello nazionale.

In tempi dove cominciano a prendere piede i corsi di umanità per medici e operatori della sanità, non tutti forse sanno che a Gallarate la nuova fase della medicina umanizzata ha avuto un precedente in un centro di eccellenza per la cura della sclerosi multipla che si trova all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Gallarate. È qui che il Prof. Angelo Ghezzi ha introdotto la cartella clinica narrativa, uno strumento terapeutico che diventa parte integrante dei programmi di cura e che si affianca alla cartella tradizionale dove sono indicati dati clinici e valori medici legati alla patologia.

Una novità che segna un cambio di passo dell’esperienza medica e rimette al centro dei processi di cura il paziente e soprattutto la persona che vi sta dietro. «E’ la via che ci porterà a quell’obiettivo che oggi la medicina insegue sempre di più e cioè la terapia ritagliata sul paziente – ci racconta il professore – da quando iniziai qui a Gallarate nel lontano 1978 sono cambiate molte cose, sia sotto il profilo dei farmaci in grado di opporre resistenza al progredire della malattia (c’era solo il cortisone) sia dal punto di vista della relazione medico-paziente, che oggi è legata da un patto di condivisione delle scelte terapeutiche, della strada curativa da intraprendere. Siamo passati dal curare la malattia alla fase  di curare il malato».

La cartella clinica narrativa raccoglie dati sulla vita della persona, i suoi pensieri, le sue fantasie, il suo vissuto, le relazioni interpersonali, le aspettative, la convivenza con la malattia ma anche i rapporti con il centro di cura e i suoi operatori. «Conoscere meglio la persona che sta dietro al paziente ci consente una migliore interazione con lui e una maggiore condivisione del trattamento – spiega Ghezzi – il paziente oggi non accetta più di essere pilotato e i nostri convincimenti scientifici vanno messi in pratica con l’attiva partecipazione di chi si siede di fronte a noi e ci chiede aiuto, sollievo, speranze. Abbiamo notato che questo approccio si è tradotto in una maggiore fiducia sia dei famigliari che della persona in cura, e anche in un aumento dell’adesione a un certo tipo di trattamento, che diventa sempre più personalizzato».

E’ stato il primo centro per la sclerosi multipla aperto in Italia: era il 1963 e i pionieri della ricerca avevano pochi strumenti fra le maglie della scienza per affrontare la malattia. «Oggi siamo in grado di fare una diagnosi di sclerosi multipla a sei mesi dalla sua manifestazione, mentre prima occorrevano anni – racconta ancora il prof. Ghezzi – e dall’unica terapia esistente qual era il cortisone siamo passati ad avere la disponibilità di una decina di farmaci».

Gallarate (che partecipa ai principali progetti di ricerca sia nazionali che internazionali) figurava insieme al Besta in uno  dei primi studi internazionali sulla sclerosi che raccoglieva tutti i dati presenti in letteratura poi pubblicati sulla famosa rivista Lancet: “eravamo sul finire degli anni ’80” ricorda Ghezzi.

Oggi il centro accoglie 1700 pazienti (l’85% dei pazienti è affetto da Sclerosi Multipla Relapsing Remitting e il restante 15% da forme Croniche Progressive) la cui età media è di 42 anni e le prime cartelle narrative redatte hanno riguardato 200 di queste persone.

Il Prof. Ghezzi lascerà il CSM di Gallarate il prossimo 9 di novembre: quello sarà il suo ultimo giorno da direttore nel centro di cura. “Proseguirò il mio cammino professionale a fianco del prof. Giancarlo Comi alla Clinica Neurologica del San Raffaele, dove mi attende anche un nuovo impegno come docente all’Università Vita-Salute”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Novembre 2015
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