Arrestato Daniele Cutrì, era nascosto in casa dei genitori
Il fratello più piccolo di Domenico Cutrì, l'ergastolano evaso lunedì dal tribunale di Gallarate, è stato prelevato dai Carabinieri nella sua abitazione di via Leopardi
E’ stato arrestato nella casa dei suoi genitori in via Leopardi a Inveruno Daniele Cutrì, il secondo fratello di Domenico, l’ergastolano in fuga evaso lunedì dal tribunale di Gallarate in seguito all’azione di un commando. Il giovane aveva fatto perdere le sue tracce già dalla sera prima della liberazione del fratello e fino a quest’oggi non si era fatto vivo. I genitori avevano raccontato che era partito per una gita a Napoli con un amico ma gli inquirenti non hanno creduto a questa versione e hanno continuato a cercarlo, sospettando abbia avuto un ruolo nel piano per la liberazione e la latitanza. Manca all’appello ancora Carlotta Di Lauro, fidanzata di Antonino Cutrì, il fratello dell’evaso che è morto a seguito del conflitto a fuoco avvenuto durante la liberazione. Anche lei è fortemente sospettata di essere quantomeno a conoscenza dei dettagli e di aver collaborato fornendo appoggio logistico. Il Corriere della Sera descrive, in particolare, il fatto che la donna (anche lei scomparsa da giorni, ndr) abbia affittato un furgone (o un camper) per aiutare la fuga di Domenico Cutrì. Per lui, invece, potrebbe essere ormai questione di ore prima che finisca in manette. Il Corriere ha anche pubblicato i nomi degli altri quattro arrestati, tra di loro c’è Aristotele Buhne, ex-imprenditore napoletano che ha vissuto a Turbigo. I quattro saranno interrogati domani dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Nobile in sede di udienza di convalida. Le accuse a loro carico sono di procurata evasione, detenzione e porto d’armi da guerra comuni e illegali. Tre di loro sono stati fermati a Cellio, nel Vercellese, e il quarto a Napoli.
Dalla Procura, intanto, emerge che la tac eseguita sul corpo del fratello Antonino, ancora sotto sequestro dell’autorità giudiziaria, ha rivelato che il proiettile che lo ha colpito alla testa non sarebbe stato sparato mentre era di spalle; un elemento importante che eviterà, probabilmente, accuse agli agenti di custodia che hanno ingaggiato il conflitto a fuoco con i banditi che hanno colpito lo scorso 3 febbraio.
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