Famiglie bloccate in Congo, tanti appelli per sbloccare la situazione
La situazione delle ventisei coppie italiane bloccate in Repubblica Democratica del Congo da più di un mese è in fase di stallo. Mammeonline.net lancia un appello per sbloccare la situazione
La situazione delle ventisei coppie italiane bloccate in Repubblica Democratica del Congo da più di un mese è in fase di stallo. Con loro ci sono Matteo Galbiati e Mara Gorini (nella foto), residenti a Sumirago, dove la Gorini è anche assessore comunale. Sono andati in Africa per adottare alcuni bambini, seguendo tutto l’iter previsto dalla legge. Per provare a sbloccare la situazione si muovono anche alcune associazioni del settore, esperte in adozioni internazionali: «Diventare genitori tramite una adozione internazionale non è mai stato facile, niente si conclude il giorno in cui si entra in casa con i propri figli per mano, al contrario è proprio da quel momento in poi che possono venire fuori tante difficoltà, e ogni passo compiuto in precedenza è dunque funzionale a garantire il benessere dei bambini, a garantire loro tutto ciò che è necessario per una crescita serena – spiegano sul sito Mammeonline.net -. Alla fine di settembre 2013, la Repubblica Democratica del Congo ha chiuso le adozioni internazionali, prendendo successivamente accordi affinché coloro che avevano già una procedura in corso potessero portarla a termine, dal momento che il tribunale congolese aveva già firmato queste adozioni e le famiglie erano pronte a partire. Ciononostante, quando queste 26 famiglie stavano per lasciare il Congo con i loro bambini, tutto si è fermato. Manca l’ultima formalità, una trascrizione su registri ufficiali dei nomi e cognomi dei bambini e delle loro nuove famiglie. Da quel momento sono già passate varie settimane, durante le quali queste famiglie si sono trovate a vivere nelle condizioni più disagiate, dormendo tutti assieme in una stanza, senza acqua e senza nessuna assistenza medica. Alcuni tra di loro hanno perso il lavoro, a causa delle assenze prolungate, altri hanno a casa, in Italia, altri figli ad aspettarli, altri ancora sono messi a dura prova in quanto necessitano di farmaci salvavita che in Congo è impossibile reperire. Nonostante la situazione sia critica, il Governo Italiano e il suo Ministro per gli Affari Esteri ad oggi hanno fatto ben poco». È stata anche aperta una petizione online sul sito avaaz.org, che ha già raccolto quasi 4 mila firme.
Le 26 famiglie coinvolte nel “caso” vivono in situazioni difficili, con farmaci che mancano, poca acqua e i soldi che stanno per finire. Nel frattempo attendono speranzose che arrivino i permessi di uscita dal Paese per i loro bambini. Il ministro Kyenge ha assicurato di mantenersi in contatto stretto con la Farnesina per esplorare ogni possibile azione che possa spingere il Governo di Kinshasa a dare seguito alle assicurazioni fornite, dando finalmente conclusione ad un lungo e difficile percorso. «È inaccettabile che una famiglia – si legge ancora nella nota di Mammeonline.net – non possa uscire dal Congo per raggiungere l’Italia, il loro Paese. E quindi, oltre a esprimere solidarietà incondizionata verso chi sta vivendo in prima persona quest’esperienza difficile, ci uniamo per chiedere al Governo italiano un intervento immediato e sollecito per portare a casa queste nuove famiglie. In fretta. Anzi, subito».
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