L’infinito cantiere della piazzetta del quartiere Cedrate
È poco più che uno slargo davanti alla chiesa, un progetto del 2006 prevedeva di farne un luogo di ritrovo. Tra crisi, fallimenti e burocrazia sono quasi passati dieci anni e ancora non si è concluso il cantiere
È una piazza tanto piccola che a fatica la si chiamerebbe – appunto – piazza. Eppure per rifarla – nuova pavimentazione, un pugno di parcheggi in più – ci si sta mettendo quasi dieci anni: è la storia esemplare della microscopica piazza di Cedrate, al centro delle poche case del quartiere di Gallarate, un tempo paese autonomo. Un progetto di rinnovo nato negli anni in cui l’edilizia portava soldi in quantità alle casse del Comune, ma ora è vittima della crisi e della burocrazia: dopo una fase di speranze nel 2014, nell’ultimo anno le scadenze indicate per il completamento sono slittate più volte, fino a questo inverno. L’ultima era novembre, ma la fine del mese è passata e ancora si è in ballo.
La storia è però molto più lunga dell’ultimo anno: molti anni fa, il rinnovo della piazza fu proposto dalla giunta di centrodestra come segno di attenzione ai quartieri periferici, una dimensione che a Gallarate è molto sentita (quasi tutti i quartieri sono nati da piccoli paesi inglobati poi dalla città). Nel 2006-08 fu definito il progetto che prevedeva addirittura una piccola piazza “a scacchiera”, quasi come nella cittadina veneta di Marostica: lo spazio era piccolo, ma i soldi tanti, perché allora c’erano molti progetti edilizi aperti.
Ed è da uno di questi interventi edilizi che nasce il pasticciaccio brutto che lascia incompiuta la piazza: il rinnovo a Cedrate era infatti collegato ad un intervento a Crenna, un altro quartiere della città. Scoppiata la crisi, fallito il costruttore, il doppio intervento (case da vendere a Crenna, piazza da rinnovare a Cedrate) è stato rilevato da uno dei principali creditori, una società che realizza impianti elettrici e che finalmente in estate ha fatto ripartire il cantiere. «E qualche problema a seguire il lavori ce li hanno avuti» ammettevano settimana scorsa a mezza voce dalla attuale maggioranza di centrosinistra che governa a Gallarate. Ma rimettere mano alla convenzione – si è sempre detto ufficiosamente – avrebbe significato ritardare ancora più l’opera. Già a fine ottobre un ritardo nei pagamenti dall’impresa all’azienda edile al lavoro ha quasi fermato il cantiere. La scadenza successiva? «Fine novembre, mi auguro» aveva detto il sindaco. Era un auspicio prudente, ma la stima si è rivelata ancora troppo ottimistica: all’1 di dicembre, tutto era fermo. Nei giorni scorsi l’ennesimo stop era dovuto alle garanzie sul pagamento richieste dal marmista che doveva fornire i materiali previsti per la pavimentazione, secondo la convenzione. Intanto dovrebbero arrivare anche le colonnine che delimitano il (microscopico) sagrato della chiesa parrocchiale. La prossima stima? «Speriamo prima di Natale, spero davvero» dice il sindaco Guenzani, che sta seguendo da mesi la questione e già settimana scorsa era in bilico tra irritazione e speranza di portare a casa il risultato.«Per quanto possiamo, facciamo pressione con le due imprese coinvolte».
Chissà se si potrà vedere finita, un giorno, la piazza di Cedrate, che dieci anni fa – in mezzo all’entusiasmo della crescita economica – ci si immaginava come una piccola Marostica, luogo gradevole e frequentato. Molti cittadini la chiedono, ormai quasi per una questione di principio (anche se molti ironizzano sulla “scacchiera” pensata dieci anni fa). Nel frattempo, con la crisi di mezzo, la piazza ha anche perso buona parte dei suoi negozi, una dinamica che già si intuiva qualche anno fa (se ne parlava qui): ha chiuso la cartoleria, ha chiuso il bar. Resistono un paio di negozi condotti da stranieri. «Per noi almeno c’è qualche posto per le macchine in più» dicono i simpatici pizzaioli egiziani della “Charlie Brown”. «Però qui non passano tanti, solo chi deve venirci» (ed è una fortuna per loro, con il take-away di pizze e kebab). Il sistema di sensi unici (al centro di molte polemiche) forse ha influito, anche se è arrivato quando molte serrande si erano già abbassate. Non c’è un bar, nè una scuola vicino, giusto l’oratorio a qualche decina di metri: la piazzetta si anima solo sabato e domenica, al momento delle messe nella chiesa di San Giorgio. «Eh sì che servirebbero, i posti in più per le auto quando c’è la messa» dice una signora del quartiere. La piazzetta diventerà mai, davvero, un luogo vivace, come la immaginavano dieci anni fa nei progetti? Per ora c’è solo da portare a casa la fine dei lavori, che paiono infiniti ai cittadini e un incubo per la stessa amministrazione comunale uscente (non è proprio un bel biglietto da visita per le elezioni 2016). Farne un luogo vivo e di ritrovo, poi, sarà un’altra impresa.
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