Artigiani “frontalieri”, un seminario sulle nuove regole
Cosa cambia per le imprese italiane che vanno a lavorare oltre confine? Lo spiega CNA nell'incontro in programma il prossimo 11 febbraio

LIA, la Legge Imprese Artigiane in vigore a partire dal 1 febbraio 2016 in Canton Ticino, prevede molti ostacoli per le aziende italiane, ma soprattutto multe salatissime per chi prova ad evitarli.
Fino ad oggi, dal 1 giugno 2006, ogni impresa dell’Unione Europea aveva il diritto di potere lavorare in Ticino per 90 giorni all’anno, senza bisogno di alcuna autorizzazione preventiva da parte delle autorità svizzere: era sufficiente informare le competenti autorità. Ora però sono state introdotte fortissime limitazioni.
Tra queste c’è l’introduzione dell’obbligatorietà, per lavorare in Ticino, dell’iscrizione all’Albo degli artigiani del Cantone, pena una multa fino a 50 mila franchi. Le condizioni per avere la possibilità di venire iscritti all’albo degli artigiani del Ticino sono principalmente quella di avere una formazione e preparazione professionale, riconosciuta in Svizzera, e di avere un’esperienza professionale nel settore minima, effettuata in Svizzera. La norma riguarda principalmente le attività legate alla filiera della casa: dagli elettricisti agli idraulici, dai falegnami ai piastrellisti, dai vetrai ai carpentieri, dai giardinieri ai fabbri.
Ma cosa cambia, esattamente, per le imprese italiane che vanno a lavorare in Canton Ticino? CNA ha deciso innanzitutto di spiegarlo con un seminario gratuito e aperto a tutti gli interessati, organizzato per l’ 11 febbraio 2016 alle 17.30 nella sala convegni della sede dell’associazione, in via Bonini 1.
«CNA offrirà ai propri associati e agli artigiani del territorio il necessario sostegno: non solo fornendo alle singole imprese artigiane interessate le informazioni e l’assistenza necessarie, di cui il convegno è il primo passo – Ha commentato Roberta Tajè, direttore di Cna Varese Ticino Olona – Abbiamo infatti intenzione di lavorare soprattutto dal punto di vista politico: chiedendo al Governo e alla Regione di verificare la legittimità di questo provvedimento e di agire per eliminare da esso ogni norma in contrasto con i patti tra l’Unione Europea e la Svizzera. Il dialogo con le istituzioni è già in corso».
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