Acqua contro neve, la “battaglia del fondo” a colpi di cannone
Niente fiocchi, temperature alte: si aspetta almeno il gelo per “sparare” e regalare agli amanti di questa disciplina un meraviglioso percorso fra i boschi
La protagonista di questo tira e molla che si consuma sull’anello di fondo che ogni inverno, da settanta e passa anni viene battuto, ha sigla e nome: H2O. È l’acqua, amica e nemica degli sciatori di fondo: da queste parti, a Cunardo, sono gli irriducibili di uno sport potente, faticoso, fatto di polmoni pieni d’aria e paesaggi che non stancano mai.
Oggi è più difficile portare avanti questa realtà perché da alcuni anni si combatte una battaglia che appunto vede nell’acqua l’alleata degli sciatori, ma quando scende ghiacciata dal celo, o quando viene pompata nell’impianto per l’innovamento artificiale; è nemica quando cade “bagnata” e fa aprire gli ombrelli.
È dal 1988 che qui a Cunardo ci sono i cannoni. Prendono l’acqua dal Margorabbia, il fiume che ha generato nel tempo la piana dove si compongono due anelli: uno 1,3 chilometri, e tuttora in uso, e un altro lungo quasi in doppio fra i boschi, ora impraticabile: di neve non ce n’è.
Non solo: con questo caldo non se ne può neppure “sparare”, di neve. «I cristalli della neve artificiale sono molto più piccoli di quelli naturali, quindi resistono di più alle alte temperature: diciamo che 30 centimetri di neve artificiale equivalgono grosso modo a un metro di neve naturale» spiega Claudio Ossola, istruttore di sci. «Il problema è che per sparare la neve ci vuole una temperatura attorno ai -5. Solo così la pista può completarsi e venire battuta. Il problema non è solo legato all’aumento delle temperature, bensì alla pioggia che schiaccia affievolisce anche il manto di neve “sparata”».
Un vero peccato. Ventotto anni fa i cannoni di cui si dotò l’impianto di Cunardo erano all’avanguardia e servivano in quegli inverni – rari ma non troppo – in cui non fioccava, ma almeno le temperature si abbassavano per garantire la possibilità di gustarsi, diciamo da metà novembre, un’intera stagione in bianco che svaniva con l’arrivo della primavera. Oggi si fatica invece anche a tenere una pista di poco più di un chilometro. La neve infatti è stata sparata qualche settimana fa quando arrivò il freddo che sembrava aver portato finalmente l’inverno. Con la lieve pioggia di oggi e il termometro a 5 gradi e oltre, sembra essere ripiombati nell’eterno autunno ce segna il ritmo di questa stagione.
«La neve si spara la notte, quando fa più freddo, a patto che in paese si arrivi almeno a zero gradi: qui nella conca ci sono di solito cinque gradi di scarto, e il gioco è fatto – spiega Claudio – ma ora purtroppo non è così: fa troppo caldo e se andrà avanti di questo passo a fine mese saremo costretti a fermarci». L’impianto di Cunardo è aperto anche la sera, il martedì e il giovedì.
Sulle piste ci accompagna Luciano Bossi, il presidente dello sci club di Cunardo, decano del fondo di questo impianto che è stato il primo in Italia realizzato appositamente per l’allestimento di una pista di sci di fondo nonostante i soli 450 metri di altitudine.
«Lo sci Club di Cunardo è nato nel 1944 e fino all’88 siamo andati avanti con la sola neve naturale. Ora abbiamo 6 insegnanti di sci, cinque dei quali sono di Cunardo», racconta Luciano. «È cambiato molto l’approccio con questo sport: molte famiglie non sanno che dietro casa c’è la possibilità di far praticare lo sci di fondo ai propri figli: spesso si pensa a discipline più “comode”,in palestra, al caldo. Questa attività invece può essere praticata a partire dai 5 anni (ma anche prima), all’aria aperta e in mezzo alla natura».
Natura che solo a prima vista è la chiave di volta di questa battaglia della neve che si combatte a suon di acqua, a seconda delle volte amica o nemica del fondista.
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