I numeri non dicono tutto
La Lombardia esporta quanto la Turchia, in questi anni però non è cresciuta la produzione e le regioni del nord sono quelle che più di altre perdono i loro talenti
Ogni giorno in Italia chiudono 5 negozi di ortofrutta, 4 macellerie, 42 negozi di abbigliamento, 43 ristoranti, 40 pubblici esercizi. Tra il 2008 e il 2013 sono "scomparsi" 224 mila titolari di negozi, mentre nello stesso periodo il reddito è sceso di 9.700 euro per famiglia. I dati presentati da Roberta Vitale, all’assemblea di Confesercenti, sono tremendi, ma non spiegano tutto. «Se osserviamo i numeri dell’export – ha commentato il sociologo dell’Aaster Francesco Cancellato – la Lombardia è messa in salute al punto che, se fosse uno stato indipendente, esporterebbe quanto tutta la Turchia. Abbiamo inoltre 918 mila esercizi, cioè il doppio della Catalogna. Il vero problema è che in questi anni non è cresciuta la produzione».
Secondo il sociologo, l’Italia, e con essa la Lombardia, arranca perché le imprese attrezzate per rispondere alla domanda estera, quando il sistema ha dato segni di ripresa, erano poche. O meglio, erano pronte a rispondere in modo adeguato solo quelle imprese che avevano investito nella direzione dell’internazionalizzazione. «Il tessuto imprenditoriale lombardo – continua Cancellato – è formato per il 97,4% da piccole e piccolissime imprese con meno di 20 dipendenti che ora rischiano di avvizzire se non agganciano quella domanda. Qualcosa si muove sul fronte della produzione di software, delle consulenze informatiche e del supporto alle imprese». È però ancora troppo poco, se pensiamo che le due regioni da cui i giovani emigrano con più facilità sono proprio la Lombardia e il Veneto.
Alberto Bubbio, docente della scuola di economia e management della Liuc di Castellanza, parla di una nuova figura, «l’imprenditore di frontiera», che dovrebbe ispirare le nuove generazioni. «Ai nuovi imprenditori si chiede di essere gli attori del cambiamento – spiega Bubbio – quindi devono essere in grado di bilanciare la capacità di apprendere con quella di agire, cosa non facile in un mondo complesso come quello di oggi. Certo, è avvantaggiato chi è curioso e chi non si fa paralizzare dalla paura. L’imprenditore di frontiera è un po’ come il capitano di "Balla coi lupi", il quale capisce che è solo instaurando una relazione di conoscenza profonda con il nuovo mondo che può vivere e prosperare nel contesto in cui si trova».
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