Fimeccanica e indotto: preoccupazioni buone per una campagna elettorale?
Secondo la Fiom Cgil, l’aggiustamento dei conti del bilancio è il vero focus dell’operazione di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale in corso. Un’operazione che non affronta i nodi strategici dello sviluppo
Le dichiarazioni della Fiom-Cgil Varese sul rapporto Finmeccanica-aziende dell’indotto e il sistema degli appalti.
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«Fin dal febbraio del 2015, quando a Londra l’ingegner Mauro Moretti ha presentato il piano industriale Finmeccanica per il periodo 2015-2019, abbiamo evidenziato i rischi per il settore dell’indotto aeronautico legato all’impresa. Infatti, in quella circostanza, Finmeccanica ha comunicato l’intenzione di voler risparmiare dal sistema di fornitura circa 250-290 milioni di euro nel periodo coperto dal piano industriale. Anche per questo noi preferiamo parlare di un piano di riorganizzazione e di ristrutturazione aziendale piuttosto che di un piano industriale». (foto sopra, Moretti durante la visita all’Agusta Westland di Vergiate)
«Si tratta di una cifra ingente che, sommata ad altri tagli di spesa già attuati su investimenti in ricerca e sviluppo e in capitale fisso, e alla vendita di assets industriali (il settore trasporti dopo l’energia), dovrà concorrere all’aggiustamento dei conti del bilancio di Finmeccanica. A questo proposito, bisogna sottolineare anche che nel corso della recente trattativa di armonizzazione dei contratti aziendali preesistenti nelle diverse società (ora divisioni), la direzione Finmeccanica ha provato a produrre ulteriori risparmi agendo sui trattamenti contrattuali dei lavoratori. Questi tentativi sono stati respinti grazie alle lotte dei lavoratori.
L’aggiustamento dei conti del bilancio di Finmeccanica è il vero focus dell’operazione di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale in corso. Un’operazione che a oggi si sta sviluppando senza affrontare i nodi strategici dello sviluppo di nuovi prodotti/programmi, dello stanziamento di risorse necessarie a sostenere i processi di sviluppo e innovazione e della programmazione di nuove partnershipinternazionali (industriali e politiche) che saranno fondamentali per consentire all’impresa di continuare a competere in futuro in un quadro contraddistinto da rilevanti processi di concentrazione e crescita dimensionale (mentre Finmeccanica diventa sempre più piccola)».
«Da qui la crescente pressione sulla riduzione dei costi a tutti i livelli, e anche sulle catene di fornitura e sul sistema degli appalti.
Indubbiamente si tratta di dinamiche che valgono per l’insieme del territorio nazionale e non solo per la provincia di Varese. Del resto molte delle imprese appaltatrici e fornitrici che operano con Finmeccanica nella nostra provincia risiedono in altre provincie/regioni. Si tratta di un tema complesso e delicato. Abbiamo ragione di credere che sia possibile produrre risparmi di costi rispetto a una gestione precedente rispetto a cui appare corretto introdurre elementi di maggior sobrietà e di valutazione più centrata su aspetti strettamente industriali. Ma non possiamo nascondere che, soprattutto per un sistema di imprese piccole e gracili (si conferma anche nell’indotto Finmeccanica la natura spesso di debolezza strutturale dell’impresa italiana), le scelte di Finmeccanica potranno essere pericolose per molti imprese e lavoratori (che già la FIOM sta assistendo in più di un caso).
È necessario pertanto lavorare per allargare il respiro del piano di riorganizzazione in corso in Finmeccanica, facendolo diventare un vero e proprio piano industriale: questo è il modo per tentare di ridurre la pressione sulla riduzione dei costi dando respiro al settore. Ma per fare questo è necessario ragionare in termini strategici, e non solo contabili, e sistemici, e non solo di singola azienda».
«Si tratta di immaginare anche un ruolo attivo del governo, che oggi appare sostanzialmente assente, sul sostegno alla attività di ricerca (esistono esperienze da studiare in altri Paesi europei) e nell’azione politica a sostegno dell’impresa sui mercati internazionali, oltre che su una possibile ricapitalizzazione (che la FIOM chiede da mesi) e nella ricerca delle necessarie alleanze internazionali. Pensiamo siano questi gli ambiti su cui sfidare Finmeccanica e il suo padrone – cioè il governo italiano – alla discussione evitando provincialismi e posizioni che riducono all’ambito territoriale (l’estinta provincia!!!) le vicende di un settore come l’aerospazio in cui la compenetrazione tra stato e capitale è assai avanzata e la dinamica industriale si intreccia con rapporti d’impresa e politici/statuali sovranazionali».
«Fatichiamo a comprendere alcune prese di posizione di esponenti politici locali sulla perdita del brand AgustaWestland (con il passaggio alla denominazione Finmeccanica Helicopters Division) come elemento che possa metter a repentaglio la produzione sul nostro territorio. Ricordiamo che il numero uno al mondo nel settore è Airbus Helicopters, che fino a due anni fa si chiamava Eurocopter e dopo il cambio di nome non ha perso la sualeadership, anzi! Come d’altronde era facile aspettarsi in un settore non condizionato dai marchi come quellodei beni di consumo. Ancora più bizzarre appaiono alcune dichiarazioni di esponenti politici del territorio per cui sarebbe importante mantenere un rapporto tra Finmeccanica e gli artigiani del territorio per poter migliorare la qualità di alcuni componenti come i motori dei velivoli. Si tratta , nel caso di Finmeccanica, di motori in gran parte prodotti all’estero da aziende come Pratt& Withney (United Technologies), Safran (azienda francese) o Honeywell. Motori che non possono e non devono essere toccati prima di essere montati sui velivoli, figurarsi se è possibile pensare a un intervento da parte di imprese artigiane del territorio».
«In una fase di grande complessità come quella che Finmeccanica e il suo indotto stanno attraversando è indispensabile, se si vuole condizionare davvero le scelte dell’impresa un approfondimento dell’argomento corposo e strutturato che dichiarazioni un po’ naif come quelle sopra ricordate sembrano escludere aver avuto luogo. Dopo l’approvazione dell’ipotesi di accordo aziendale nel partecipato referendum svoltosi a metà marzo, la Fiom Cgil ha richiesto la convocazione degli incontri previsti dall’accordo stesso per ottenere le informazioni e valutare la situazione dell’impresa a tutti i livelli, partendo da quello centrale (Finmeccanica) per arrivare alle divisioni e ai siti».
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