In Valcuvia lacci per strangolare i caprioli
I bracconieri li avevano posizionati nei pressi di passaggi che gli animali sfruttano per muoversi. Dietro questi gesti l'obiettivo di accaparrarsi carni pregiate

Questa mattina li abbiamo visti a Brenta, ieri a Cuveglio, ieri l’altro a Ranco Valcuvia: sono bellissimi, ma c’è chi vuole strangolarli con un cappio d’acciaio. Caprioli, cervi, camosci: ungulati che hanno la sola colpa di seguire il proprio istinto e muoversi in percorsi sempre simili per cercare erba, acqua fresca e boschi dove correre.
Qualche giorno fa gli agenti del Nucleo faunistico della Vigilanza Ittico venatoria, durante un servizio di controllo mirato a colpire il bracconaggio ed effettuato in una zona boschiva in Valcuvia, hanno trovato due lacci armati per la cattura di ungulati, in particolare caprioli e cervi, presenti in alta densità proprio in quella zona.
La caccia con questi strumenti è vietata. Il sistema di cattura posizionato dai bracconieri era costituito da due cordini di acciaio flessibile, opportunamente posizionati su rami recisi e infissi nel terreno atti a sostenerli, fissati solidamente e formanti un cappio.
I lacci sono stati armati e posizionati in un punto ben preciso, ovvero proprio in prossimità di passaggi obbligati e lungo una pista tracciata in seguito al frequente passaggio di ungulati.
L’intervento degli agenti della Polizia provinciale ha sventato le intenzioni dei bracconieri. Si tenga in considerazione poi che gli animali che rimangono impigliati in questo tipo di trappole, nel tentativo di liberarsi, causano la chiusura del laccio e il cappio provoca il lento soffocamento dopo lunga agonia.
L’obiettivo dei bracconieri è quello di catturare gli animali fuori da ogni regola e da ogni controllo, per accaparrarsi le carni consumate però senza alcun controllo sanitario.
«Azioni di questo tipo – ha dichiarato il Consigliere provinciale alla Sicurezza Fabrizio Mirabelli – da un lato salvano da una morte atroce molti ungulati e dall’altro lanciano un segnale forte a coloro che cacciano in barba al rispetto delle regole e con strumenti illeciti. La continua presenza degli agenti della Polizia provinciale è una risposta concreta per la tutela dell’ambiente, del nostro patrimonio faunistico e del mondo venatorio, la stragrande maggioranza, che pratica l’attività con correttezza e rispetto di norme e territorio».
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