Confagricoltura: “Non esaltiamo il ritorno dei giovani alla terra”

A giudicare dal pubblico presente non sembra che la figura del contadino e dell’agricoltura in provincia di Varese siano proprio marginali. Alla 69ma assemblea generale di Confagricoltura c’erano infatti il prefetto di Varese Giorgio Zanzi, i parlamentari Maria Chiara Gadda (Pd) e Stefano Candiani (Lega Nord), il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo e i tre candidati sindaco per il comune di Varese, Stefano Malerba, Paolo Orrigoni e Davide Galimberti, e anche quello ancora in carica, Attilio Fontana.

Alle Ville Ponti c’erano anche moltissimi associati e soprattutto i vertici di Confagricoltura nazionale e regionale,  i presidenti Mario Guidi,  Matteo Lasagna e Stefano Lamberti presidente dei Giovani agricoltori lombardi.

Il discorso del presidente Pasquale Gervasini è stato preceduto da un documentario di Alessandro Damiani sul mondo dei giovani contadini. Una scelta coerente con il titolo stesso dell’assemblea: “Il futuro è dei giovani anche in agricoltura“.

Gervasini nella sua relazione però ha messo in guardia sulla facile retorica del ritorno dei ragazzi alla terra. «Agricoltori non ci si improvvisa – ha detto il presidente di Confagricoltura Varese – non si torna alla terra perché alla moda o perché stanchi di altro». In effetti i casi presi in considerazione nella videointervista riguardano produzioni tradizionali: latte, carni, formaggi e ortaggi. Le risposte che gli agricoltori di oggi danno sono quelle tipiche di un «ecosistema imprenditoriale» (espressione usata da Federico Visconti rettore della Liuc di Castellanza presente come relatore) stressato dalla burocrazia che, ad esempio, per i produttori di latte italiano comporta un costo aggiuntivo di 5 centesimi al litro rispetto ai competitor europei, dai prezzi troppo tirati per poter remunerare il lavoro, dalle troppe «cartacce inutili» che appesantiscono il lavoro e anche dall’insofferenza della gente che «non considera indispensabile la figura dell’agricoltore e protesta quando si trova un trattore per strada, ma che poi pretende la presenza dei prodotti agricoli in negozio».

Molti gli ospiti presenti all’assemblea di Confagricoltura

Temi ripresi nel dibattito condotto da Sebastiano Barisoni, vicedirettore di Radio24. «Qui c’è un paese – ha esordito il giornalista – che fatica a riconoscere la cultura d’impresa ovvero il valore sociale dell’impresa. Ecco perché non è un paese per imprenditori». Al centro della discussione il tema della dimensione d’impresa e quindi la conseguente necessità di fare aggregazioni  a più livelli, punto su cui si sono ritrovati d’accordo tutti gli interlocutori.

Sulla questione del ritorno dei giovani all’agricoltura, Lamberti è stato perentorio: «Su questo aspetto si è fatta molta retorica e si è cavalcato il sensazionalismo della notizia, in realtà a guardare i numeri assoluti, possiamo dire che quel boom di un +16% riguardava un piccolo numero, la verità è che il numero delle imprese iscritte è diminuito».

La politica ha deluso molto gli agricoltori italiani, soprattutto perché incapace di sostenere le buone cause in Europa (emblematica la questione delle quote latte), anche se lo stesso presidente Guidi ha ammesso che un grande errore di strategia lo hanno fatto anni fa le associazioni di categoria. Il problema rimane però il sistema che stenta ad evolversi. «Noi stiamo attraversando una fase culturale – ha detto Federico Visconti, rettore della Liuc di Castellanza – dove tutti ragionano sulla procedura,  sul meccanismo burocratico, mentre l’intrapresa economica ha bisogno di viaggiare in mare aperto. Il vero pesticida dell’ecosistema imprenditoriale è non pensare in funzione dello sviluppo».