Il carcere di Busto: “Da vergogna a modello”
Due nuove sezioni, acqua calda e nuovi percorsi di reinserimento. Ecco come, a tre anni dalla condanna per trattamento inumano, il carcere di Busto sta cambiando
Era diventato l’emblema di un sistema carcerario insostenibile: celle da 9 metri quadri con tre detenuti, 20 ore su 24 chiusi in cella e bagni senza doccia o acqua calda. Ma oggi, a tre anni dalla condanna della Corte Europea per i diritti dell’uomo, il carcere di Busto Arsizio è profondamente cambiato al punto di diventare un modello per l’intero sistema carcerario.
Dallo scorso novembre sono state aperte due nuove sezioni dell’istituto «che offrono celle più ampie -spiega il direttore, Orazio Sorrentini- con bagni interni e acqua calda e ospitano solo due detenuti» mentre nel frattempo i lavori stanno continuando anche nelle altre sezioni: «stiamo realizzando docce in tutte le celle, sostituendo le turche dei bagni con i water». In più «entro l’estate dovremmo concludere i lavori nella vecchia sezione per i collaboratori di giustizia -continua Sorrentini- che ospiterà nuove aule per la rieducazione, per la scuola e anche una palestra».
Tutti lavori che da un lato stanno migliorando le condizioni di vita dei detenuti, ponendo le basi per nuovi percorsi di reinserimento sociale, e dall’altro hanno avuto immediati miglioramenti nella gestione del carcere: «c’è un meccanismo meritocratico per accedere ai posti delle nuove celle -precisa Sorrentini- e questo ha ridotto violenze, risse e anche gesti di autolesionismo».
Un intervento molto vasto che è stato accompagnato anche da una riduzione del sovraffollamento. «Oggi abbiamo complessivamente 350 detenuti con una media di 48 uomini per sezione -racconta il comandante della Polizia Penitenziaria, Antonino Rizzi- ma in passato i detenuti erano arrivati ad oltre 400 con una media di 73 persone». Una condizione inaccettabile che oggi ha compiuto «una tappa fondamentale nel processo di umanizzazione del carcere che ha consentito un recupero e una migliore vivibilità anche nella sorveglianza». Un miglioramento reso tangibile dal fatto che i letti a castello con tre brande, quelli che erano diventati un po’ l’emblema dell’insostenibile situazione della casa circondariale, sono stati smantellati in praticamente tutte le celle.
Ed è così con una punta di orgoglio che il carcere ha aperto le sue porte per mostrare quanto lavoro è stato fatto in questi anni con una cerimonia di inaugurazione delle nuove sezioni alla quale -oltre agli onorevoli e senatori Bignami, Comi, Candiani e Gadda- ha preso parte anche il vicepresidente della commissione giustizia della camera, Franco Vazio. «Noi abbiamo vissuto per troppo tempo in un sistema al collasso in cui periodicamente indulti e amnistie alleggerivano la situazione -ha spiegato- ma da quella condanna abbiamo finalmente intrapreso un percorso diverso» che non punta più a soluzioni tampone ma che invece «sta agendo concretamente sulle strutture di pena». E in questo percorso «anche se molto c’è ancora da fare, Busto Arsizio segna la strada giusta da seguire». Un carcere che era diventato una vergogna nazionale e che adesso diventa un modello virtuoso.
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