L’inchiesta Lidia Macchi diventa una caccia al dna
Saranno nominati un genetista e un tossicologo per esaminare i resti della riesumazione

Caccia al dna dell’uomo che ebbe un rapporto sessuale con la povera Lidia Macchi. I detectives saranno un genetista e un tossicologo. Il primo in particolare. I due esperti che il gip di Varese presto nominerà dovranno cercare tracce di dna su unghie, denti, peli e capelli isolati dai resti di Lidia Macchi, la studentessa di Varese uccisa nel 1987 con 29 coltellate. (foto, il pg Carmen Manfredda)
La salma è stata riesumata nelle scorse settimane e lunedì mattina si è tenuta l’udienza dell’incidente probatorio in cui l’anatomopatologa forense Cristina Cattaneo ha presentato una relazione al tribunale sui reperti. I consulenti ora dovranno riscontrare l’eventuale presenza di dna di Stefano Binda, l’uomo arrestato lo scorso 15 gennaio con l’accusa di aver violentato e ucciso la ragazza, o di altre persone.
La Cattaneo, perito nominato dal giudice per le analisi sulla salma, ha esposto anche un altro particolare che potrebbe essere importante. Oltre alle unghie e agli altri reperti isolati dai resti, il genetista esaminerà anche un campione isolato sull’imene della ragazza (già isolato ed esaminato all’epoca dell’omicidio e anche nel corso di accertamenti più recenti), sul quale verrà effettuata un’analisi stratigrafica in cerca di tracce biologiche.
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E’ sconcertante quello che stanno facendo a Binda. Pur in assenza di indizi di rilievo (si tratta solo di vaghi sospetti) e di ogni esigenza di custodia cautelare, è stato costretto a restare in carcere. Adesso nominano altri due “esperti”. Fossi il legale di Binda starei bene attento a quello che possono fare dei resti della povera Lidia. E’ un’inchiesta sempre più inquietante!