Il consigliere Cordì (Sel): “La città è paralizzata”
I ritardi del pgt e la mancanza di una strategia politica
Riceviamo e pubblichiamo
Siamo già a fine settembre e ancora non è dato sapere quando si potrà conoscere il Piano di Governo del Territorio (PGT). Il rischio di non rispettare neppure i nuovi termini stabiliti dalla legge regionale (dopo l’ennesima proroga) è abbastanza elevato oppure, per evitarlo, si costringerà il Consiglio all’umiliante ruolo di dover decidere in fretta “per rispettare i tempi”stare nei tempi. E’ già successo altre volte (piano di zonizzazione acustica e piano del sottosuolo), ma la maggioranza non appare turbata più di tanto. Oltre al PGT c’è la questione del Bilancio o meglio delle risorse disponibili. Il pasticcio sull’IMU combinato a luglio dal governo delle “larghe intese” è motivo di forti preoccupazioni in tutti i Comuni perché, come volevasi dimostrare, i conti non quadrano. Ad oggi cioè il governo non è in grado di garantire ai Comuni il mancato gettito della prima rata di giugno, figuriamoci quella di dicembre. Senza tralasciare che per coprire l’illusoria bugia di voler sgravare le famiglie da una imposta come quella sulla prima casa (certamente migliorabile) si aumenterà – ormai sembra certo – l’aliquota IVA al 22% mentre dal 1° gennaio entrerà in vigore la nuova tassa comunale sui servizi. Si può facilmente dedurre che il gettito della nuova tassa dovrà “compensare” il mancato introito dell’IMU, altrimenti ci si troverebbe di fronte ad una significativa riduzione delle risorse disponibili. Questa vicenda è un mix straordinario di demagogia, falsità e improvvisazione, il cui esito prevedibile è quello di esporre i Comuni al rischio di non potere svolgere adeguatamente le proprie funzioni mantenendo inalterato il carico fiscale sui i contribuenti e le famiglie. Con l’aggravante che la nuova tassa sui servizi riprodurrebbe, aggravandole, le iniquità già presenti nell’IMU. Contrariamente però a quanto sostiene il Sindaco Fontana, le responsabilità non sono esclusivamente “romane”. Primeggiano indubbiamente quelle nazionali, ma il Sindaco dovrebbe pur ricordare che la sua lega bossiana-maroniana in stretta intesa con il cavaliere caduto da cavallo di quei governi ne ha fatto parte e a lungo). Nessuno può però sottrarsi dal riconoscere le responsabilità specifiche dei governi locali. Se, infatti, a livello nazionale paghiamo le conseguenze di un decennio in cui l’allegra brigata PDL-LEGA ha lungamente agito come se la crisi fosse una invenzione dei giornali, a livello locale anziché intervenire attivamente per ridurre gli effetti negativi di quelli misure (agendo efficacemente sui versanti delle entrate e delle spese) ci si è limitati ad applicare supinamente le decisioni altrui persino aggravandole (vedi IMU e addizionale IRPEF). Ma il lamento piagnone contro Roma lascia il tempo che trova e non basta certamente a nascondere i limiti di una maggioranza litigiosa e inconcludente come quella presieduta da Fontana. I problemi di oggi derivano dalle scelte compiute in passato e, dunque, dalle politiche restrittive adottate dai governi Berlusconi, Monti e Letta, in perfetta continuità.
In attesa che venga modificato il patto di stabilità e, con esso, tutte le misure improntate unicamente a parametri contabili, c’è uno spazio enorme di azione che compete ai singoli comuni e quindi anche al nostro! Sul versante delle entrate bisogna assumersi la responsabilità di sfruttare gli stessi margini consentiti dalla legge per affermare concretamente il principio di equità e solidarietà sociale. Su quello della spesa occorre avere il coraggio di analizzare concretamente dinamiche e qualità attuali per avviare un processo di riordino delle priorità.
Tali obiettivi sono percorribili avviando un confronto franco e aperto nelle sedi istituzionali e, soprattutto, sperimentando nuove forme di democrazia partecipata. Altrimenti si continuerà a navigare a vista riproponendo l’inutile gioco dello scaricabarile. Ma non è certo colpa di altri se a Varese manca un governo cittadino all’altezza della situazione, così come non è colpa di Roma se – dopo ben cinque anni di attesa – il PGT non ha ancora visto la luce!
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