Luca Marsico: “L’antimafia di Pino Maniaci non ci serve”
Il consigliere regionale lombardo Luca Marsico, membro della commissione antimafia, commenta la recente vicenda che ha coinvolto Pino Maniaci, il direttore di TeleJato
La vicenda umana di Pino, direttore di Telejato di Palermo mi ha indotto a fare qualche riflessione che desidero condividere. Di recente ho chiesto ed ottenuto di entrare a far parte della Commissione Antimafia del Consiglio regionale della Lombardia, presieduta dall’ottimo collega del Partito Democratico, Gian Antonio Girelli.
Mi piace poter dire di aver trovato un impegno corale e politicamente trasversale volto a far assumere un ruolo da protagonista a Regione Lombardia in quella partita delicata tutta da giocare in attacco, di fiera opposizione al dilagare del fenomeno mafioso sul nostro territorio lombardo. Che la mafia abbia guardato, negli anni, con interesse alla Lombardia non deve destare stupore.
Il malaffare rivolge le proprie attenzioni anzitutto dove l’interesse è cospicuo dal punto di vista economico e non altrove. Fortunatamente però, sia la Magistratura che le Forze dell’Ordine hanno, nel corso degli anni, svolto una encomiabile opera sia preventiva che repressiva del crimine non lesinando mai impegno e spirito di servizio. Le mafie e la criminalità in genere vanno combattute con tutti gli strumenti disponibili ed anche, mi spingo a dire, con quelli semplicemente ipotizzabili.
Ciò detto, vengo al punto, dopo una doverosa premessa, quanto accaduto a Palermo, ci ha confermato che esistono dei personaggi che sull’antimafia “ci campano”. Per carità, non sono un garantista a corrente alternata ma, un fatto sono i profili di rilevanza penale tutti da verificare e provare in capo a Maniaci, altra cosa è prendere coscienza di un atteggiamento che dimostra come sia possibile piegare gli ideali per i quali si sono immolati, su tutti, Falcone e Borsellino alla commissione di fatti quanto meno meschini.
So, con questo, di addentrarmi in un terreno minato e, spero di essere più agile di penna di quanto non lo sia di gambe. Non può tuttavia sfuggire come la vicenda del direttore di Telejato, pur rientrando nel novero delle miserie umane, sveli un mondo parallelo (ma che opera in senso opposto) a quello che con lealtà, dedizione, senso del dovere combatte ogni giorno davvero l’illegalità tutta e, la mafia in particolare. Le microspie e l’antimafia vera hanno scoperto una delle tante imposture dell’antimafia fasulla.
Tanto fasulla da diventare, nei modi e negli atteggiamenti, molto simile alla mafia vera esprimendosi nello stesso modo. Ecco allora, lo stesso tono irridente nei confronti delle Forze dell’Ordine e delle Istituzioni, ecco allora tutta quella iattanza tipica dell’uomo di cosca che crede di poter fare e dire qualunque cosa.
Insomma una grande delusione ma, non solo.
La consapevolezza che l’autoreferenzialità è una malattia pericolosa e che non basta la consegna di un premio e tanti Maniaci ne ha presi, per fare, di chicchessia, un paladino di una nobile causa. Su un punto preciso ha certamente ragione il Procuratore Aggiunto della Procura di Palermo, Dottor Vittorio Teresi: “Non ci serve l’Antimafia di Maniaci. Serve il nostro lavoro e quello dell’Antimafia vera che agisce ogni giorno sul territorio”.
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