La vigilia è sempre calda

Inizia dal colle del Gran San Bernardo il cammino sulla via Francigena del direttore Marco Giovannelli

vigilia francigena primo luglio 2016

La vigilia è sempre un giorno un po’ speciale. Si aspetta, ci si prepara, si sogna, si guarda di continuo come sarà il meteo. Ormai non c’è più tempo per progettare, si verifica che tutto, più o meno, sia stato preparato e si scalpita per iniziare “l’impresa”.

Galleria fotografica

Via Francigena, la vigilia 4 di 32

Vale sempre, un po’ meno da bambini e ragazzi quando magari si dorme pochissimo tutti eccitati per la partenza ormai alle porte. Da adulti si prova a controllare tutto, ma le emozioni poi, per fortuna, fanno un po’ come gli pare.

Ricordo come fosse ora, lo scorso anno all’arrivo all’ostello della Cisa. Avvolto un po’ nella nebbia, cielo grigio dopo aver scaricato centimetri di acqua, stava però preparando un gran bel tempo tanto che poi per tre settimane di fila ho preso solo due gocce innocue rispetto al cammino.

Oggi il passo del Gran San Bernardo è più generoso. Malgrado i residui di neve, in alcuni punti con cumoli anche di due metri, e l’altezza doppia, la temperatura mi ricorda quella della Cisa. Ci saranno una dozzina di gradi che sicuramente scenderanno presto, appena il sole si nasconderà.

La mia giornata è iniziata molto presto. Sveglia alle cinque e mezzo a Milano nella zona degli studenti scienziati o ingegneri. Da lì metro appena aperta verso Lampugnano per prendere il bus della Savda per Aosta. Due ore e mezzo di viaggio, con in mezzo una ronfata super, visto che la notte non era stata granché lunga e comoda. Un divano resta sempre un divano seppur sarà un lusso viste le due settimane di notti all’avventura.

Le quattro ore ad Aosta sono volate andando a visitare la città. Qui, insieme alla montagna, i protagonisti sono gli antichi romani. Tutti i reperti di quella epoca storica, quando l’esercito allora più potente del mondo, intorno al 25 avanti Cristo, sconfisse la popolazione locale dei Salassi.

L’arco di Augusto ne è un chiaro simbolo e venne costruito tra il 25 e 23 avanti Cristo. L’arco era conosciuto anche con il nome di Saint-Voult per il crocefisso collocato sotto la sua volta.

Negli ultimi anni la presenza dei romani è stata sistematizzata facendo sì che la città potesse valorizzare una sorta di museo a cielo aperto.

Le due del pomeriggio sono arrivate presto e ho provato un po’ di fastidio nel salire con un nuovo bus fino al passo. Un’ora e venti di viaggio per salire i quasi duemila metri di dislivello. A piedi ci vorranno due giorni per ripassare da Aosta.
Dal capolinea restano un centinaio di metri per passare il confine svizzero e raggiungere l’ospizio dove dormirò e da dove inizia la via Francigena.

Solita accoglienza calorosa da parte di un monaco dell’ordine di Gran San Bernardo.
Lo scenario è imponente. Puoi aver visto tutte le foto o i video che puoi, ma quando ti ci trovi dentro cambia tutto. La sensazione è quella di esser parte di una storia grande, più grande di te, ma sai che gli stai andando incontro. Viverla, sentirla, assaporarla, condividerla ora è parte del cammino.

Come quello lungo circa 270 km che percorrerò nei tredici giorni per arrivare da qui di nuovo alla Cisa. Salterò le tappe lombarde perche già percorse. Con questo cammino dovrei concludere tutta la via Francigena italiana facendomi così una vera idea del progetto.

Il colle del San Bernardo ha visto tante storie, ma il protagonista assoluto quassù, insieme ai monaci è stato Barry, un grosso cane, che due secoli fa divenne l’eroe della zona e le sue gesta divennero famose in ogni luogo. Salvò decine di persone dalla morta certa a causa delle condizioni atmosferiche. Dedicata a lui nacque poi una fondazione per continuare ad allevare cani San Bernardo proprio della sua razza.

La presenza umana da queste parti risale alla notte dei tempi, ma furono i romani a lasciare numerosi segni della propria presenza.
Il rifugio sul colle fu fondato da Bernardo sul colle nel 1050 e inizialmente era una filiale del monastero di Saint-Pierre.

L’ordine del Gran San Bernardo, nati nel 1438 era oriundi dei due versanti della montagna e questo fece nascere un contenzioso sabato poi nel 1752 da una bolla di papa a Benedetto XIV che lasciò l’ospizio ai Vallesani che lo gestiscono ancora oggi.
Fino all’inizio del ventesimo secolo si poteva salire al colle solo a piedi. Furono di grande aiuto gli sci arrivati nel 1877 dalla Norvegia. La prima strada dal versante svizzero fu costruita nel 1896 è solo nel 1905 quella dall’Italia.

Nel corso dei secoli, oltre all’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, a cui dobbiamo tante delle notizie della via Francigena, passarono da qui tantissimi uomini illustri. Brenno, Annibale, Napoleone e numerosi papi, l’ultimo dei quali è stato Giovanni Paolo II.

La serata sarà molto tranquilla con la cena nel refettorio con i monaci e alcuni pellegrini e alpinisti e poi nanna. Non sarà una levataccia perché domani la tappa è relativamente corta anche se con un dislivello di oltre milleduecento metri. Confido sul bel tempo, ma questo varrà ogni giorno.

di
Pubblicato il 01 Luglio 2016
Leggi i commenti

Galleria fotografica

Via Francigena, la vigilia 4 di 32

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.