“Sicurezza, la città è cambiata. I saronnesi devono accorgersene”
Il sindaco Alessandro Fagioli ha fatto un bilancio del primo anno di amministrazione. Al centro il problema della sicurezza: "Con noi il doppio dei controlli e delle denunce"
«Siamo arrivati e in un anno abbiamo preso in mano tante, troppe, situazioni in sospeso per la città». Così il sindaco Alessandro Fagioli ha introdotto la conferenza stampa indetta martedì 12 luglio, a quasi un anno esatto dal suo insediamento come primo cittadino. Con lui tutta la Giunta al gran completo, anche coloro che hanno sempre speso poche parole con la stampa, come il vicesindaco Pierangela Vanzulli.
«Siamo arrivati che avevamo a disposizione 53 mila euro per la città – ha esordito Fagioli -. E volevamo subito intervenire su delle priorità, come secondo noi era la sicurezza dove vi era un problema forte da gestire. Telecamere che non funzionavano, dotazione agenti malfunzionante o incompleta».
Quasi tutto l’intervento di Fagioli è quindi stato incentrato sulla sicurezza. Problema che, secondo la Lega Nord, era la situazione fondamentale da affrontare una volta vinte le elezioni: «Oggi Saronno è diversa, c’è meno criminalità, lo dicono anche le tante persone di passaggio – ha spiegato il sindaco -. Mi dispiace che non lo vedano i saronnesi, sono loro che vivono la città tutti i giorni e non riescono a vedere che piano piano, in questo primo anno, abbiamo già fatto molto».
Ed ecco, secondo il primo cittadino tutto quello che è stato fatto per fronteggiare il problema sicurezza: «Abbiamo rimodulato i servizi della Polizia Locale, senza avere un agente fisso in ogni quartiere, e abbiamo portato degli amministrativi a supporto della polizia locale. Siamo così riusciti ad avere più agenti in strada, senza che fossero gravati dalle incombenze burocratiche. Questo ha fatto sì che nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo ottenuto il doppio dei controlli e delle denunce rispetto all’intero scorso anno. Il problema è che poi le persone fermate e denunciate se la cavano con poco, ma questo è dovuto al sistema statale, noi stiamo facendo del nostro meglio».
Per quanto riguarda le telecamere «Abbiamo affrontato un progetto per l’installazione delle telecamere e presto ci saranno 31 nuove installazioni. Si apriranno le buste del bando in questi giorni è in autunno si vedranno in funzione. Tutte le telecamere saranno poi collegate con polizia locale e anche con i carabinieri. In accordo con Trenord, convergeranno alla centrale operativa anche le immagini degli impianti di ripresa presenti alla stazione. Sulla questione del retro stazione che è spesso oggetto di problemi di ordine pubblico, dico che è in programma la realizzazione di una strada tra la stazione e la rotonda di via Varese, dando comunque più traffico e più passaggio alla zona».
Sulla cultura, Fagioli ha affrontato anche il tema della Fondazione Teatro: «Chi diceva che questa amministrazione voleva chiudere il teatro si sbagliava. Noi vogliamo cultura e coinvolgimento del territorio e a questo stiamo lavorando. Noi vogliamo che Saronno possa emergere in positivo: negli ultimi anni si è chiusa in se stessa e non va bene. Abbiamo ripreso i contatti con enti del territorio circostante e con enti superiori. Ci sono già i primi ritorni. Vogliamo investire in qualcosa che porti Saronno al di fuori dell’immagine solo cittadina, come la partenza della TreValli che non è costata un euro».
Fagioli risponde anche alle accuse di aver abbandonato il basket cittadino: «Ci hanno anche accusato di aver abbandonato il Basket che non si è potuto iscrivere alla serie conquistata durante il campionato, ma non è vero: le associazioni in generale devono sorreggersi da sole, noi possiamo sostenerle nei vari procedimenti ma devono poter camminare con le proprie gambe. Per esempio stiamo mettendo a norma le tribune delle tre grandi strutture sportive, che ci siamo trovati in pessime condizioni: lo stadio, il Paladozio e la piscina comunale. Se questo non è sostenere lo sport, cos’è? Rientra tutto nel far sentire la città più sicura e i saronnese devono percepire che la città è cambiata già in un solo anno di lavoro».
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