Negozi aperti 24 ore su 24? La parola agli elettori

Il prossimo 22 settembre i cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi sulla liberalizzare gli orari di apertura dei punti vendita situati nelle stazioni di servizio

Spetterà agli elettori l’ultima parola sulle aperture dei negozi 24 ore su 24. Il prossimo 22 settembre i cittadini svizzeri saranno chiamati a esprimersi sulla revisione della Legge federale sul lavoro. La modifica consentirebbe di liberalizzare gli orari di apertura dei punti vendita situati nelle stazioni di servizio lungo le autostrade e le principali arterie stradali.

da Swissinfo:
In Svizzera, in virtù della legge federale sul lavoro attualmente in vigore, i negozi possono essere aperti in linea di principio dalle 6:00 alle 23:00 durante i giorni feriali, con parecchie eccezioni. Tra queste rientrano le stazioni di servizio sulle autostrade e lungo i principali assi stradali con traffico intenso aperte 24 ore su 24, con un negozio al dettaglio che serve la clientela sette giorni su sette dalle cinque del mattino all’una di notte. In tutto il paese ci sono più di 1.330 stazioni di servizio con un negozio, di cui solo 24 aperte ininterrottamente, giorno e notte, tutto l’anno. Tuttavia, tra la 1:00 e le 5:00 la vendita di merci è vietata. In questa fascia oraria devono perciò bloccare l’accesso ai loro scaffali e congelatori o coprirli con teloni. I partiti politici di destra e di centro, il governo e le cerchie imprenditoriali considerano questa situazione un’anomalia obsoleta. 
Gli oppositori temono che questa revisione sia un "cavallo di Troia" tramite il quale si creerebbero ulteriori richieste di liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, mettendo i profitti al di sopra del benessere dei dipendenti. 

L’allentamento delle restrizioni sugli orari dei negozi è stato un tema ricorrente nelle votazioni dagli anni ’90, sia a livello nazionale, che cantonale e locale. Quasi tutte le proposte cantonali di estensione degli orari di apertura sono state bocciate dall’elettorato. Sul piano federale, invece, hanno invece superato lo scoglio delle urne le proposte di dare la possibilità di aprire i negozi quattro domeniche all’anno e di estendere gli orari dei negozi nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti. Da parte sua, la Corte suprema svizzera nel 2010 ha confermato il divieto di aprire 24 ore su 24 i negozi nelle stazioni di servizio.

Una polemica sulle aperture straordinare aveva toccato anche il Canton Ticino dove sono presenti alcuni grandi outlet e in particolare FoxTown, aperto quasi ogni giorno dell’anno. Lo scorso anno, il centro commerciale, aveva addirittura minacciato di abbassare le saracinesche lasciando a casa circa cinquecento dipendenti, qualora il Cantone avesse imposto le chiusure domenicali.  

Il parlamento ha trasmesso al governo due mozioni su questa tematica. Una del senatore popolare democratico Filippo Lombardi, che chiede un’armonizzazione parziale degli orari di apertura dei negozi al dettaglio in tutto il paese dal lunedì al sabato. La misura mira a rafforzare la competitività del settore rispetto ai paesi confinanti nell’ambito del cosiddetto turismo transfrontaliero della spesa. Una mozione del senatore liberale radicale Fabio Abate sollecita una modifica di un’ordinanza concernente la Legge sul lavoro per adeguarsi alle esigenze odierne dei turisti che in Svizzera vogliono fare shopping. In parlamento è inoltre pendente una mozione del deputato popolare democratico Dominique de Buman, il quale domanda la convocazione di una tavola rotonda nazionale sotto l’egida della Segreteria di Stato all’economia che riunisca i rappresentanti di tutte le parti interessate, a tutti i livelli, per discutere la problematica e "cercare insieme, con spirito collaborativo, delle soluzioni che godano del più ampio consenso possibile".

Introdotta nella legge sul lavoro del 1877, la domenica come giorno di riposo è sempre stata considerata dai sindacati una conquista importante. Da allora, hanno ripetutamente messo in guardia che anche un allentamento parziale rappresenterebbe un pericoloso passo verso una settimana lavorativa di sette giorni.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Luglio 2013
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