Gli artigiani della bicicletta

Il marchio Taurus è nato 105 anni fa, nel 1908. Un marchio che oggi ha il volto degli artigiani che lavorano in una officina che ha un po' il sapore d'altri tempi, con un lavoro fatto di cura e dettagli

Il telaio d’acciaio in verde scuro, il pennellino che passa a tracciare la linea dorata della decorazione. Non c’è un macchinario dietro, ma un operaio, come un tempo: alla Taurus le biciclette si fanno ancora a mano, una per una. «I clienti stranieri sono entusiasti di vedere il capannone dove si lavora insieme: i giapponesi passati di qua impazzivano a vedere una saldatura fatta a mano, una cosa incredibile per loro», spiega Michele Sardella, che da tre anni insieme ad un socio ha preso in mano lo storico marchio nato a Milano nel 1908. Commercialista a Gallarate, Sardella si è buttato nell’avventura Taurus insieme a Matteo Verotta, anche lui gallaratese, industriale tessile: «È partito come un hobby, sta diventando un lavoro a tempo pieno, al pomeriggio mi precipito qui», ci racconta in un assolato giorno d’estate, dentro al capannone di via Verdi a Vanzaghello, dove la fabbrica si è trasferita negli anni Sessanta. Gli operai lavorano uno a fianco all’altro, una fabbrica che ha il sapore d’altri tempi: non in un’anonima zona industriale in mezzo al nulla, ma nel mezzo del paese. «Quando arrivano i camion per caricare, per far manovra si blocca mezzo paese, le auto dei vigili si piazzano alle estremità della via a dirigere il traffico», dice ridendo Sardella. «Però al di là di questo non abbiamo particolari problemi, non ci sono lavorazioni rumorose o che creino fastidio». Una realtà sempre più rara, quella di un posto dove la fabbrica non è finita “espulsa” dall’abitato, ma vive ancora in mezzo al paese: sulla strada affaccia un piccolo show room e così c’è chi fa capolino per scegliere direttamente la bici per la nipotina, come fosse in un negozio di ciclista.

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Dimensione d’altri tempi, ma una fabbrica vera: «Facciamo 2500-3000 bici l’anno, anche se varia molto di anno in anno; lo scorso anno abbiamo fatto 1000 bici solo per il Gruppo Rcs-Corriere della Sera» dice ancora Sardella. Una commessa consistente, così come quella per le stupende due ruote (da uomo e da donna) disegnate e assemblate appositamente per il Touring Club. E poi una miriade di altre commesse per artigiani che vendono con proprio marchio, ma anche contratti per bici da lavoro, per esempio quelle – arancioni e robustissime – usate dai corrieri della TNT. «Abbiamo anche un contratto per la manutenzione, delle bici Tnt, che sono usate tantissimo e sottoposte ad ogni genere di sforzo». Le bici da passeggio, quelle da lavoro, le “scatto fisso” da hipster milanesi hanno tutte un’impronta che le contraddistingue: molto è dato dall’eleganza e dalla sobrietà dei colori. Il “grigio Taurus”, il “verde Taurus”, il “Blu diplomatico” nato per le bici del Touring e poi usato anche per altri modelli. Gusto un po’ vintage, in omaggio ad una storia lunga: la Taurus è stata fondata dal bisnonno nel 1908, è rimasta direttamente in mano alla famiglia fino al 2010, quando l’ultimo erede, Virginio, l’ha ceduta ai due soci gallaratesi. Virginio lavora ancora nello stabilimento di Vanzaghello, a fianco di Moreno, Luca e Damiano nella produzione delle due ruote. Brigida e Cristina lavorano tra amministrazione e commerciale, trattando con mezza Europa.

L’esportazione assorbe più della metà della produzione di Taurus: «Stiamo lavorando bene con i paesi del Nord, Svezia, Danimarca, grazie alla qualità che offriamo e che viene riconosciuta. Per quest’ultimo mercato per esempio dobbiamo fare trattamenti particolare anticorrosione, perché loro hanno sempre sale sulle strade e le bici si usano tutto l’anno». Insieme alla qualità, molto fa anche la cura della comunicazione sul marchio: i testimonial Filippa Lagerbach – instancabile pedalatrice sulle strade di Milano – e George Clooney, una persona (esterna, ma “di casa” a Vanzeghello) che si occupa dei social network tra Facebook, Twitter e Instagram, qualche operazione accorta (come la collaborazione per il video promozionale di una tesi universitaria) che si inserisce nell’onda della riscoperta della bicicletta urbana . Due dimensioni, quella curatissima dell’immagine e quella della fabbrica artigianale, dove ancora sugli scaffali dei magazzini è pieno di telai degli anni Sessanta-Settanta: più del marchio, qui è la presenza fisica della bicicletta ad essere storica.

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Pubblicato il 08 Agosto 2013
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