L’acqua per salvare Ticino e lago Maggiore c’è (volendo)
La situazione è sempre più precaria ma negli invasi alpini potrebbe esserci acqua sufficiente a fronteggiare l'emergenza. Solo che viene utilizzata per altri scopi
Continua a calare il livello del Lago Maggiore e, di riflesso, anche quello del Ticino. Mercoledì mattina il Verbano ha superato i 35 centimetri sotto lo zero idrometrico portando così al 10% la capacità complessiva del lago che da metà luglio ha iniziato a svuotarsi.
Le (scarse) piogge dei giorni scorsi non sono state in grado di invertire la tendenza che, di media, rimane quella della perdita di 2 centimetri di acqua al giorno, che equivale a circa 4 miliardi di litri persi ogni giorno. Un rubinetto, quello del lago, che è sì aperto ma è al minimo dal momento che nel Ticino viene erogato solo un terzo dell’acqua solitamente disponibile in questo periodo, quella appena necessaria a garantire il deflusso minimo vitale. Ma l’acqua è davvero finita?
E’ mezzogiorno di lunedì 5 settembre. Il termometro segna i 30 gradi e non c’è una nuvola in cielo. Improvvisamente però il livello dell’acqua che entra nel lago Maggiore inizia a salire, raddoppiando la portata una manciata di ore. Ma poi, sempre all’improvviso, quel flusso si arresta. E così nel giro di mezzora l’acqua passa da 130 metri cubi al secondo a meno di 100 con un crollo verticale che è stato registrato dal sistema di rilevatori presenti sul bacino
la linea gialla rappresenta l’afflusso al lago«Quella chiaramente non è pioggia -commenta il vicepresidente del Parco del Ticino, Luigi Duse- ma è l’acqua di qualche invaso alpino che è stato aperto, probabilmente per fornire l’energia a qualche centrale elettrica». Una situazione che si è verificata anche nei giorni successivi con vere e proprie ondate di piena e che porta il Parco all’amara considerazione che «l’acqua per salvare il lago Maggiore e Ticino da qualche parte c’è, solo che viene usata per scopi diversi». I tecnici dell’ente stimano infatti che la capacità complessiva del Verbano e di tutti i bacini naturali e artificiali che lì affluiscono e di oltre 100 miliardi di litri e una parte questi, specialmente in territorio svizzero, sono ancora ricchi di riserve idriche.
Riserve che però nessuno sa (almeno in Italia) di che entità siano e che soprattutto società elettriche e autorità svizzere possono utilizzare come meglio credono, senza preoccuparsi troppo delle condizioni di un lago che è oltre un metro e mezzo sotto il livello che dovrebbe avere e di un fiume che in alcuni punti si può attraversare a piedi. «Noi non abbiamo l’autorità per chiedere agli svizzeri di sedersi ad un tavolo -precisa Duse- e tutte le nostre richieste al Ministero sono cadute nel vuoto» al punto che «stiamo valutando azioni legali per tutelare il parco».
E con il meteo che non prevede importanti precipitazioni nei prossimi giorni la situazione rischia di andare fuori controllo. Letteralmente. Quando infatti il lago toccherà i 50 centimetri sotto lo zero idrometrico la diga della Miorina a Sesto Calende non sarà più in grado di funzionare e si entrerà in quella che è stata definita “la terra di nessuno”: non ci sarà più alcun sistema capace di regolare il flusso di acqua in uscita dal lago e quindi il Ticino rischierà davvero di rimanere all’asciutto.
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