Su Accam passa il piano di Antonelli: “Puntiamo alla società unica”
Il consiglio comunale ha dato il via libera (non senza difficoltà) al progetto del sindaco per il futuro di Accam per spostare almeno al 2021 la chiusura dell'impianto. L'attenzione è ora sull'assemblea dei soci di lunedì prossimo
Alla fine, dopo 2 ore di discussione, nessuno ha votato contro l’atto di indirizzo voluto dal sindaco Antonelli per il futuro di Accam. Almeno formalmente però, perché tra astensioni e consiglieri che non hanno partecipato al voto la giunta ha potuto contare solo su (parte) della sua maggioranza: 13 in totale. Ora l’attenzione cresce per l’assemblea dei soci convocato per lunedì 10 ottobre.
IL TESTO APPROVATO
Il documento che è passato in assemblea è sostanzialmente lo stesso che è stato anticipato in commissione: la chiusura dell’impianto viene posticipata almeno al 2021, viene chiesta la continuità aziendale e l’unità dei soci e si abbozza la realizzazione dell’impianto per il trattamento dell’umido. Durante la presentazione, però, Antonelli ha svelato qualche altro punto del suo piano: «Non c’è nessuna lotta politica dietro questo documento -ha detto- ma questo piano è l’unico che può garantire la continuità aziendale e dare ad Accam una posizione forte per continuare il processo di unificazione di Accam, Agesp e Ala».
E’ proprio questo il sogno del sindaco secondo cui «appena dopo l’approvazione del piano industriale il Cda di Accam potrà sedersi ad un tavolo con le altre società e arrivare a definire la soluzione che era già stata abbozzata dalla giunta precedente, quella della società unica che va dalla raccolta della spazzatura al suo smaltimento». Il documento sottolinea anche l’importanza dell’unità dei soci, posizione ribadita anche da Antonelli che dopo la lettera dei 12 sindaci pronti a lasciare la società: «ha ragione Legnano quando dice che senza l’unità di tutti la società fallirà ma con alcuni di loro è molto difficile avere un dialogo, ci stiamo provando ma c’è un muro davanti. E’ colpa nostra? Abbiamo dei soci che si sono dimenticati di far parte di questa società». Parole, quelle del sindaco, che sono state in più di un’occasione contestate da una dozzina di attivisti contro l’inceneritore che si sono presentati in aula indossando alcune mascherine
LA MAGGIORANZA
Se alla fine -al momento del voto- non ci sono state sorprese, sono state diverse le voci critiche che si sono levate tra le fila della maggioranza. La bordata più dura è arrivata da Paola Reguzzoni, l’ex assessore che aveva portato avanti la partita durante l’amministrazione Farioli. «Ho convinto 27 comuni a votare per la chiusura nel 2017 e non è stato semplice e quindi non mi chieda di votare questo documento» ha detto appellandosi direttamente al Sindaco. Ma prima di uscire dall’aula, decidendo di non partecipare al voto, la Reguzzoni ha voluto ribadire la sua linea: «Ci troviamo davanti ad un totale fallimento della compagine azionaria che in tre anni non è riuscita a dare una linea e a dare seguito agli impegni. Quindi l’unica soluzione è chiudere l’inceneritore e conferire ad un impianto più economico ma tenere per qualche anno le stesse tariffe in modo da ripagare bonifica e tutti i debiti».
Anche l’ex sindaco Gigi Farioli è stato abbastanza critico: «Busto è stata l’unica città a mantenere davvero gli impegni di lealtà e collaborazione. Voterò questo documento per dare la possibilità ad Accam di avere continuità aziendale, salvare gli occupati e avere un terreno bonificato. Ma non voterò mai più una convenzione se prima Legnano, Gallarate e gli altri comuni minori avranno fatto passi concreti verso la società unica».
L’OPPOSIZIONE
I giudizi più critici sono arrivati dalle opposizioni. «E’ un testo generico e lacunoso, non si capisce il mandato. Noi non possiamo votare una delibera in bianco» ha attaccato Valentina Verga, PD. Sulla stessa linea Massimo Brugnone che proprio per questo ha presentato un emendamento (poi bocciato al momento del voto) con il quale chiedeva tempi certi per l’avvio del processo di unificazione delle società: «Qual è la colpa degli altri comuni se Busto Arsizio non prende nessuna decisione e guarda solo a sé stessa -ha detto- e proprio per questo ciò che dobbiamo fare e mettere per iscritto la volontà di andare avanti con la società unica». Sulle barricate, invece, il Movimento 5 Stelle che tramite i suoi consiglieri Claudia Cerini e Luigi Genoni, ha ribadito la posizione già espressa in passato contro l’ipotesi di proroga delle chiusura, dicendosi anche pronti ad impugnare il testo che a loro avviso potrebbe essere illegittimo per vizi di forma.
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