È una giocatrice compulsiva, non può essere condannata
L'Associazione AND ha prestato consulenza alla VII Sezione Penale del Tribunale di Milano nel caso di una donna accusata di furto aggravato e utilizzo indebito del bancomat
Una tranquilla signora che a causa dell’azzardo si è trasformata in una persona socialmente pericolosa.
È la storia che l’associazione AND, azzardo e nuove dipendenze, racconta per sottolineare come il gioco d’azzardo provochi pericolose conseguenze.
La vicenda vede protagonista una donna dal passato irreprensibile, lavoratrice, madre di famiglia. Un giorno viene accusata di furto aggravato e utilizzo indebito del bancomat, e lo scorso 18 va a processo.
Il giudice indaga sulla vita dell’imputata e scopre che, pochi mesi prima dell’ultimo atto delittuoso, alla signora era stata diagnosticata una dipendenza patologica da gioco d’azzardo. Il Giudice della VII Sezione Penale Tribunale Ordinario di Milano, che si è trova sulla scrivania il fascicolo, si chiede se ci sia una sorta di correlazione tra la patologia che affliggeva l’imputata e la compromissione della sua capacità d’intendere e volere all’epoca della commissione dei reati. Il Giudice si pone quindi la questione della pericolosità della signora.
La sentenza crea un precedente: il giocatore d’azzardo patologico autore di reato può non essere ritenuto responsabile di fatti criminosi che pure ha compiuto.
«AND – commenta Daniela Capitanucci socia fondatrice dell’associazione – dal 2003 si batte per contrastare i danni da gioco d’azzardo legale; mediante tre dei suoi membri, due avvocati e una psicologa che hanno lavorato insieme fianco a fianco in questo procedimento, ha fornito tutto l’apporto scientifico sull’imputabilità della giocatrice, studiando i profili dal punto di vista legale e psicologico, sino a poterli concretizzare con l’attività processuale. E’ stato dunque disposto un approfondito accertamento che ha condotto il perito psichiatra nominato dal Tribunale a dichiarare la giocatrice totalmente incapace di intendere e volere al momento dei reati, a causa della “…dipendenza dall’abitudine del gioco quale condizione per cui il soggetto non può impedirsi di compiere furti in modo coattivo per garantirsi tale possibilità”. Quindi, la signora è stata prosciolta dalle imputazioni.
Il valore di questa sentenza sta proprio nel fatto che la protagonista di questa vicenda è stata riconosciuta “malata” di un disturbo grave e pericoloso, per se stessa e per gli altri, tutti danneggiati parimenti dal suo stato di dipendenza dall’azzardo. In altre parole, alla signora è stato riconosciuto che – se non fosse stata dipendente da gioco d’azzardo – non avrebbe commesso quei reati, proprio come non ne aveva commessi in passato, quando non era una giocatrice patologica».
La decisione del tribunale è stata quella di indicare la presa in carico psicoterapeutica e psicofarmacologica della giocatrice da parte dei Servizi Territoriali (Sert) piuttosto che un ricovero in OPG, oltre alla nomina di un Amministratore di Sostegno quale strumento di tutela e protezione della signora.
«AND ritiene questo provvedimento una vera e propria pietra miliare nell’ambito della trattazione della materia in quanto per la prima volta – per quanto noto alla nostra Associazione – un soggetto affetto da dipendenza patologica da gioco d’azzardo viene riconosciuto nella propria fragilità e nell’integralità del fenomeno, non solo non sanzionandolo penalmente ma anche prevedendo azioni da volgere a protezione dello stesso e della società in cui è collocato».
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