Aspem Reti, appalti e sospetti
Il sindaco manda gli atti in procura. Minonzio consegna relazione da cui emergono criticità, l'ex ad Calemme ribatte: "Tutto corretto"
Il danno erariale e l’elusione delle normative sugli appalti. Potrebbero essere questi i reati adombrati da un rapporto di Aspem Reti sui conti del 2014, 2015 e 2016, consegnato dall’amministratore Alfonso Minonzio al sindaco di Varese Davide Galimberti (il comune possiede il 100% Aspem Reti). Il primo cittadino, una volta letta la relazione, ha trasmesso le carte alla Procura della repubblica (per l’aspetto penale) e alla corte dei conti (per quello contabile). Galimberti conferma la circostanza: “Come ho già fatto in altre occasioni – afferma – ho inviato gli atti a procura e corte dei conti perché sia fatta chiarezza, ma non è mio compito fare commenti”. Stop. (foto l’ex amministratore unico Ciro Calemme)
Dunque, esiste il sospetto, da parte dell’attuale gestione di Aspem Reti, che una parte dei conti della società, quelli relativi alla gestione del Lido Schiranna, non siano in ordine. Tutto nasce da una notizia arrivata all’amministratore Alfonso Minonzio, nominato la scorsa estate da Galimberti:
LA VERSIONE DI MINONZIO A.U. DI ASPEM RETI
“Un funzionario di Aspem Reti, a settembre, mi ha segnalato un’anomalia – racconta – e cioè che a giugno, per la prima volta, era stata evidenziata una piccola perdita in bilancio. E’ emerso che alcune spese del gestore della piscina erano state coperte da Aspem Reti. A settembre le perdite erano aumentate, per una cifra di qualche migliaia di euro. Ci siamo allarmati e abbiamo deciso di affidare a un consulente esterno un controllo sui conti degli ultimi tre anni”.
La relazione è giunta pochi giorni fa, ed è stata trasmessa al sindaco. Contiene accuse di danno erariale? “Diciamo che non sono state rispettate delle norme – spiega Minonzio – vi sono ad esempio decine di incarichi affidati solo a poche ditte. In particolare si parla di 380mila euro affidati sempre alla stessa impresa edile, attraverso la politica dello spezzatino, cioè con tanti affidamenti diretti sotto i 40mila euro, che è il tetto entro il quale si può evitare di effettuare un bando di gara. Sembrerebbe essere una elusione della normativa perché spezzettare un lavoro in tante fatture per evitare la gara non è consentito. In un caso questa impresa edile viene pagata con 39mila euro per un lavoro urgente, ma dopo soli 8 giorni viene liquidata un’altra fattura di 16mila euro per completare quel lavoro. Le manutenzioni in ogni caso – continua Minonzio – dovrebbero essere programmate attraverso un piano triennale e non soggette sempre ad emergenze. Infine spesso è mancato l’assenso del comune, con eccezione della manutenzione dei serramenti”.
Secondo Minonzio 700mila euro complessivi spesi in 3 anni sono troppi. “Tra le altre anomalie che abbiamo riscontrato – osserva – c’è anche una voce di 1000 euro per la reperibilità di un’impresa edile, nel mese di settembre. E’ una anomalia, perché non ha senso a nostro parere pagare una reperibilità per lavori di edilizia”. Infine Minonzio risponde alla polemica sul bando di dicembre non andato a buon fine (oggi la gestione del Lido è vacante e la piscina chiusa). “Il nuovo bando è pronto, l’assegnazione è prevista entro la fine di febbraio”.
LA VERSIONE DI CALEMME EX A.U. DI ASPEM RETI
Le accuse sono queste, ma Ciro Calemme nega tutto e contrattacca. L’ex amministratore unico di Aspem Reti, esponente di Forza Italia (Minonzio è invece storicamente dell’Udc ed è stato nominato dal sindaco di centrosinistra Galimberti) replica: “Quando avrò tutte le carte risponderò con puntualità – osserva Calemme – non sono stato mai convocato da Aspem Reti e non ho dunque ancora dato spiegazioni, ma sono prontissimo a ogni tipo di convocazione”.
Calemme riferisce una versione della storia completamente diversa da quella di Minonzio: “E’ strano che abbiano effettuato una ricognizione solo sulla piscina e non su tutta la società – afferma – mi sembra più un attacco politico, comunque faccio presente che tutti i bilanci passati sono stati certificati dagli organi di revisione e dal Comune di Varese”.
Che cosa risponde all’ipotesi di aver frazionato gli appalti per non effettuare le gare e di aver gestito alcuni lavori senza l’avvallo del comune? “Tutti i lavori sono stati autorizzati dal comune tranne quelli urgenti che lo statuto e il codice degli appalti mi autorizzavano a effettuare in autonomia. Non sono stati frazionati lavori simili, ma si è trattato di lavori diversi. Furono fatti per questioni di necessità o per garantire il rispetto di un pubblico servizio. Faccio un esempio. A ridosso dei mondali di canottaggio del 2014, il comune di Varese ci chiese di aggiustare una fognatura, in tutta fretta, prima che iniziassero le gare, altrimenti sarebbero fuoriuscite le feci nel mezzo delle competizioni”.
Tuttavia esiste anche l’ipotesi di aver dato lavoro quasi sempre alla stessa azienda edile: “Molti lavori furono ordinati con urgenza. Scelsi un’azienda di fiducia. Perché quella? Perché nel 2009 fu quella ditta, quando il Comune ci chiese di riaprire la piscina in tre mesi, che realizzò gli impianti idraulici e meccanici. Era l’azienda, a mio parere, che conosceva ogni centimetro di tubo del lido. E io mi fidavo di loro. Ma hanno lavorato anche altre ditte”.
La relazione dice che a quell’impresa sono state liquidate 26 fatture: “Spiegherò tutto, step by step – osserva Calemme – non è così strano”.
DEPOSITATA LA RICHIESTA DI CONVOCAZIONE DELLA COMMISSIONE
Ora la questione andrà affrontata in tutte le sedi preposte. L’esposto del sindaco attiverà una ricognizione della Procura di Varese (penale) e della corte dei conti (amministrativa). Il consiglio comunale si muoverà. Lo conferma Paolo Cipolat del Pd, presidente della commissione sport: “Ho chiesto oggi – afferma – la convocazione della commissione. Inviteremo l’amministratore unico di Aspem Reti Minonzio e gli chiederemo di esporci la relazione sui conti degli ultimi tre anni. La richiesta di convocazione mi era stata rivolta con una mail, lo scorso ottobre, dal consigliere Mauro Gregori della Lista Galimberti. Ne avevamo parlato e avevo concordato con il consigliere Gregori che era meglio attendere un po’ di tempo, per lasciare che Minonzio si formasse un’opinione più precisa sulla questione. Ora è giunto il momento di avviare la discussione”.
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