Internazionalizzazione delle imprese, la fotografia di Confindustria
L’indagine è stata svolta su un campione di 1170 imprese. Germania, Francia e Spagna i mercati preferiti, Russia e Iran i più ambiti
In Lombardia le imprese si contraddistinguono per l’elevato tasso di internazionalizzazione, omogeneo in tutti i territori, sono dinamiche e flessibili nell’adattarsi ai nuovi mercati, prediligono forme di internazionalizzazione ‘leggera’. I mercati di destinazione preferiti sono Germania, Francia e Spagna mentre Russia, India e Iran sono i Paesi dove ambiscono ad espandersi nei prossimi anni.
Questi i principali risultati emersi dall’Indagine “Strategia di Internazionalizzazione, commitment e performance delle PMI lombarde” di Confindustria Lombardia, svolta con il contributo scientifico di SDA Bocconi su un campione di circa 1200 imprese. Obiettivo dell’Indagine era definire le strategie internazionali perseguite dalle imprese lombarde, valutare la loro propensione e performance, individuare le esigenze di servizi e supporto.
Nell’aprire il lavori del convegno di presentazione dell’Indagine, il presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla ha sottolineato che “questi risultati testimoniano l’elevato livello di maturità e flessibilità raggiunto dalle nostre imprese nelle politiche di internazionalizzazione, senza trascurare le oggettive difficoltà che quotidianamente si incontrano nel confrontarsi con nuovi mondi. L’Internazionalizzazione – ha aggiunto Ribolla – rappresenta uno dei quattro driver per la competitività individuati nel nostro Piano strategico #Lombardia2030, e in questi anni Confindustria Lombardia ha voluto incentrare parte della propria attività su un’internazionalizzazione a 360 gradi, puntando sull’incremento dell’attrattività degli investimenti, una più mirata offerta di servizi alle imprese – attraverso l’attività fondamentale delle Associazioni territoriali o sfruttando la rete Enterprise Europe Network –, maggiori sinergie con gli stakeholder regionali e la rete delle rappresentanze consolari e sul consolidamento di rapporti con istituzioni e associazioni nostre omologhe oltre confine” ha concluso il presidente di Confindustria Lombardia.
I risultati dell’edizione 2017 dell’Indagine di Confindustria Lombardia evidenziano, nel dettaglio:
– un grado di internazionalizzazione omogenea in tutti i territori: si va dal 49,9% di vendite all’estero sul totale delle imprese di Varese, al 35,3% del mantovano. Sul podio anche Cremona (49,8%) e Brescia (47,1);
– i comparti industriali più internazionalizzati risultano essere i settori dei mezzi di trasporto (60,3%), dei macchinari (58,3%) e altro manifatturiero (46,9%);
– al cambiare della dimensione cambiano le modalità di internazionalizzazione: le piccole imprese (il 34,4%) preferiscono la politica della concentration, con focus su un numero limitato di paesi di destinazione per economizzare le risorse, prevalentemente associata all’export; le medio-grandi (31,6% e 34,9%) preferiscono lo spreading, ossia diffusa presenza in numerosi Paesi anche con piccole quote di mercato, accompagnata da investimenti diretti e presenza commerciale o produttiva;
– il commitment (mix di risorse finanziarie, conoscenza attività internazionalizzazione, patrimonio esperienze pregresse e rete di contatti locali) contribuisce positivamente al successo internazionale: le piccole imprese hanno livelli più bassi di commitment ma, al tempo stesso, sono quelle che si internazionalizzano più velocemente;
– caratteristica tutta lombarda è l’aumento delle cosiddette imprese Born global (imprese che raggiungono il 25% di vendite all’estero sul fatturato aziendale nei primi 3 anni di attività): le born global sono il 34% del campione nate a partire dal 2000, trasversali a tutti i comparti industriali e classi dimensionali e si caratterizzano per le loro politiche d’internazionalizzazione aggressive;
– le imprese lombarde presentano una redditività maggiore della media nazionale: il ROA (Return on Assets) del campione lombardo nel 2015 è stato del 5,3%, contro il 4% nazionale censito da Cerved nello stesso anno;
– la politica di spreading è più redditizia della concentration, in tutte le classi dimensionali, ma il ROA premia le imprese che attuano politiche ambidestre combinando le due strategie: le imprese ambidestre hanno un ROA del 6,5%, i concentrator 4,2% e gli spreader 4,9%.
Il convegno, moderato dalla giornalista di Corriere Innovazione e Raiuno Barbara Gasperini, ha poi visto gli interventi di Gabriella Lojacono, professore associato Dipartimento Management e Tecnologia Università Bocconi, Nicola Misani, Ricercatore Dipartimento Management e Tecnologia Università Bocconi, Giovanni Ajassa, Direttore Servizio Studi BNL Gruppo BNP Paribas, Fabrizio Sala, Vicepresidente e assessore per la Casa, Housing sociale, Expo 2015 e Internazionalizzazione delle Imprese di Regione Lombardia, Camilla Cionini Visani, Direttore Area Internazionalizzazione Confindustria, e Ivan Scalfarotto, Sottosegretario Sviluppo Economico e Commercio Internazionale Ministero dello Sviluppo Economico.
Nel corso del convegno gli imprenditori Alberto Metelli, Direttore Generale di Metelli SpA e Giovanni Berutti, Amministratore Delegato di SPM SpA hanno portato il loro contributo raccontando l’esperienza di internazionalizzazione delle proprie imprese.
L’indagine è stata svolta su un campione di 1170 imprese internazionalizzate associate alle Associazioni Territoriali di Confindustria Lombardia che operano in attività industriali o legate ai settori industriali. Rappresentanza significativa di imprese internazionalizzate con oltre il 90% di export share con un grado di internazionalizzazione dal 31, 2% al 54, 3% a seconda della classe dimensionale.
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